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Agricoltura da città – nozioni preliminari

03 Set

Dunque, iniziamo la filippica bucolica…se sei stato indirizzato qui da altri articoli, e vuoi saltare la prima serie di fuffa, espandi l’articolo e poi fai click qui.

Nella mia famiglia si coltiva da quando io sono al mondo; abbiamo radici contadine per parte di entrambi i rami, più marcate in quello materno: ma entrambe le mie nonne, Paola e Mariuccia, e prima ancora le bisnonne hanno, chi più chi meno, sempre guardato alla terra come a una fonte di sostentamento e a una madre, in tempi in cui di soldi ne giravano pochi, con la calamità di due guerre a complicare ancora di più il quadro.
I miei ricordi come ho detto arrivano fino a tre generazioni fa: ricordo di quando mia madre mi raccontava della nonna che coltivava le fave da vendere ai muratori toscani, che facevano mattoni in una fornace davanti alla casa in cui lei e nonno erano venuti a vivere dopo sposati, o di quando, da bambina, veniva col calesse e il cavallo dal cascinale, di notte, per andare a vendere ai mercati della città. Tempi andati, ma anche quando la famiglia si, per così dire, urbanizzò venendo a stare al borgo, la nonna ebbe cura di scegliere una casa con sufficiente terra da poter avere una sussistenza.

Fatta questa premessa dico subito che io non ho mai studiato agraria, né avuto esperienza di agricoltura industriale; quello che so mi viene dall’esperienza, dall’interesse e dalla passione, e non va oltre il saper amministrare un pezzo di terra di 500 metri quadri e ricavarne quel tanto che basta da evitare di dover comprare dall’ortolano; ma se ci si pensa, anche questo ha i suoi vantaggi:

  • economici, perché si arrivano a risparmiare le migliaia di €uro, in un anno, se si dipende dalla terra per quanto riguarda la componente di frutta e verdura
  • di salute, perché la roba che fai crescere tu non ha le porcherie dell’agricoltura intensiva: avrai mele talvolta bacate, pere con il verme, e melanzane che molto probabilmente non saranno grosse come le tette di Belen Rodríguez…ma sicuramente mangerai più sano ;) (non che io abbia qualcosa contro le poppe della Rodríguez, sia chiaro)

Bene, ora tutto quel che ci serve è fare pratica con la terminologia, e avere ben presente quali sono gli strumenti da utilizzare per avviare le nostre coltivazioni hobbistiche; assumerò che abbiate a disposizione un fazzoletto di terra più o meno grande, un orto urbano, o un campo: sebbene sia possibile allestire orti su terrazzi o perfino balconi, non ho mai avuto occasione di sperimentare…magari mi documenterò e posterò qualcosa in seguito.
Parleremo delle cose seguenti:

  1. del significato dei termini più comuni in agricoltura
  2. degli attrezzi che è indispensabile avere quando si vogliono mettere su delle coltivazioni, anche di piccola scala
  3. della organizzazione del nostro orto
  4. della preparazione della terra

Tutti questi punti verranno ripresi successivamente nei singoli articoli che posterò; fai click su una qualsiasi delle voci per venire reindirizzato.

TERMINOLOGIA DEL PICCOLO CONTADINO

Segue una lista di parole comuni in agricoltura, e relativo significato, con citazioni che vengono prese di peso da Wikipedia:

  • Semina: il gesto del gettare il seme nella terra precedentemente lavorata (si rimanda agli articoli specifici, per quanto riguarda questo ultimo punto) o nel vaso, al fine di farlo germinare. Semplice no?
  • Trapianto: lo spostamento di piante nel loro primo sviluppo, da una situazione tipicamente controllata (vaso, semenzaio) al pieno campo.
  • Diradamento: l’operazione con cui si eliminano alcune piante a seguito della germinazione; si adotta quando l’ambiente diviene troppo affollato per garantire il corretto sviluppo delle piante stesse. Per evitarlo, si può fare uso di sementi a nastro (maggiori informazioni negli articoli dedicati alla coltivazione di carote, ravanelli e piante generate da semi piccoli).
  • Messa a dimora: a seconda del contesto e del parlante, può essere sinonimo sia di semina che di trapianto; molti la usano in riferimento alle piante da frutto, per indicare lo spostamento dal vaso al pieno campo,
  • Semenzaio: un ambiente protetto, costituito da un’estensione ridotta di terra dove seminare in alternativa al pieno campo; può essere costituito, p. es, da una cassetta di legno coperta da vetri, ma anche un insieme di vasi può essere classificato sotto questa definizione. Non facciamo troppo gli accademici!
  • Pieno campo: la terra, nuda e cruda; dove le nostre piante si sviluppano e alla fine muoiono :)

GLI ATTREZZI DEL MESTIERE

Per allestire una coltivazione, per quanto semplice, abbiamo comunque bisogno di alcuni strumenti che sono nella storia dell’uomo da migliaia di anni…

Una buona vanga è indispensabile per preparare la terra prima della semina (vedi sezione opportuna): l’attrezzo è costituito da una lama a forma di scudo innestata alla fine di un manico che supera il metro di lunghezza – Wikipedia ci informa che viene usata come una leva del primo genere – e la sua funzione è sostanzialmente quella di estrarre le zolle di terra, sollevarle e rivoltarle. Questa operazione si chiama, pensa un po’,vangatura, e (sempre) Wikipedia la descrive come segue:

L’operatore staziona sul terreno sodo rivolto verso la parte lavorata. La lama della vanga s’inserisce nel terreno, facendo pressione con un piede per aumentare la forza di penetrazione sulla spalla della lama o su un apposito accessorio, detto vangile. Quando la lama è affondata, l’operatore fa leva sullo spigolo del terreno sodo, sulla mano che tiene inferiormente il manico ed eventualmente con la coscia, e solleva una fetta di terra rivoltandola su quelle precedentemente ribaltate. La fetta rivoltata viene subito dopo sminuzzata con alcuni colpi eseguiti di taglio con lo stesso attrezzo per ridurre l’eventuale zollosità.

La profondità della lavorazione è subordinata alla compattezza del terreno e alle dimensioni della lama e in generale si mantiene entro i 20-30 cm. La qualità del lavoro è tale da preparare il terreno in un’unica puntata, richiedendo eventualmente una preparazione complementare da eseguirsi con il rastrello. Sui terreni compatti può essere utile eseguire una vangatura a due strati allo scopo di approfondire la lavorazione e ottenere un risultato più energico.

Largamente adottato in passato, il ricorso a questa lavorazione ha subito un drastico ridimensionamento nelle aree agricole ad alto o medio grado di meccanizzazione e si limita a piccoli interventi di rifinitura. La vangatura implica infatti un notevole sforzo fisico e tempi di esecuzioni piuttosto lunghi, dal momento che la lavorazione di 100 m2 da parte di un addetto esperto e solerte richiede almeno 5-6 ore. Gli ambiti di applicazione attualmente si riducono al giardinaggio, mentre in orticoltura la vangatura è stata largamente sostituita dalla fresatura per mezzo di motozappe.

Pienamente d’accordo sull’ultima parte: vangare è un lavoro ingrato, l’uso della motozappa (o motocoltivatore) citato da Wikipedia, è molto più veloce…oltre che decisamente più pericoloso *.* il nostro si chiama Dinamite Bla.

  • alcuni, mio padre compreso, vangano la terra prima di lavorarla col motocoltivatore: questo per evitare che lo strato dove terminano le lame della fresa (circa 20cm sotto il filo della terra) si indurisca e causi ristagno d’acqua; vangando preliminarmente ad una profondità di almeno 30cm il problema si evita al prezzo di una fatica non indifferente…
  • LA TERRA, IN QUALSIASI MODO DECIDIATE DI LAVORARLA, NON VA MAI TOCCATA QUANDO è UMIDA! Se lo fate, la trasformate in una pietraia di grumi duri in cui la resa delle colture sarà drasticamente ridotta…e qui parlo per esperienza >.>

La zappa ha una forma diversa dalla vanga; sebbene il manico sia della medesima lunghezza, la sua lama ha forma quadrata (o triangolare) ed è disposta perpendicolarmente al manico stesso: la sua funzione è quella di scavare solchi per la semina e/o rompere le zolle di terreno più resistenti che la testa della vanga non riesce a fendere (colpendole con la parte di lama direttamente fissata al manico). La zappetta è una variante più leggera, che serve a rompere la crosta superficiale formata dal terreno ripetutamente bagnato e asciugato intorno alle colture già dimoranti: questa operazione si chiama zappettatura e serve per migliorare la nutrizione e ossigenazione delle piante. La zappetta serve anche ad effettuare il rincalzo di alcune colture, come i finocchi, di cui parleremo nel seguito.

Il rastrello è uno strumento formato da un manico lungo sui 60-80 cm e da una testa a pettine, che viene usato per sbriciolare superficialmente la terra che non necessita di vangatura – con un funzionamento simile (ma, appunto, più superficiale) alla zappa – e per pareggiare la terra smossa dopo la lavorazione: questo è particolarmente importante, poiché lasciare aree di altezza diseguale un appezzamenti lavorati porta ad accumuli d’acqua e alla concreta eventualità che i nostri semi marciscano!!!

La paletta è uno strumento utile per i lavoretti di fino: sistemare gli appezzamenti dopo la lavorazione (vedi seguito), estirpare l’erba e schiacciare gli insetti ^____^ sceglietela di acciaio, con impugnatura che calzi bene la vostra mano (altrimenti vi beccherete più calli di quelli – inevitabili – cie arriveranno per conto loro :P) e con una punta larga e incavata, d’accordo?

L’ORGANIZZAZIONE DELL’ORTO

Sembra superfluo dirlo, io lo faccio lo stesso: un orto ha bisogno di sentieri per il passaggio, di conseguenza l’area adibita a coltura deve essere organizzata in appezzamenti tra un sentiero e l’altro; il nostro orto ad esempio ha un grande sentiero che lo divide in due parti: a destra c’è un prato, con alcune piante da frutto, a sinistra invece vari sentierini laterali dividono gli appezzamenti veri e propri (ma ogni campo può venire organizzato a seconda delle esigenze del coltivatore!).

  • gli appezzamenti dovrebbero essere orientati nella direzione Est-Ovest così da beneficiare del massimo apporto di luce durante il giorno…!

Un sentiero dovrebbe essere funzionale alle proprie esigenze: abbastanza largo da poterci permettere di passare, non troppo largo da sprecare terreno; dovrebbe essere il più possibile pianeggiante, senza buche, in modo da evitare il ristagno d’acqua durante le piogge, e nel caso di passaggi permanenti potrebbe venire pavimentato con sanpietrini o, se siete in zona geografica, con pietre larghe e sottili chiamate lauze; in quest’ultimo caso si conferisce al proprio orto un effetto Hobbith davvero carino, a prezzo però di una buona dose di mal di schiena xD

  • ho parlato di passaggi permanenti perché i sentieri possono anche sparire, a seguito di riorganizzazioni della superficie di coltura: è sempre bene infatti effettuare una rotazione delle coltivazioni di anno in anno, ovvero non seminare mai per due stagioni di seguito la stessa cosa nello stesso posto!

La forma degli appezzamenti dovrebbe sempre rassomigliare a quella di una mastaba.

argini

…guardate gli spigoli diagonali, che chiameremo argini: tutti i nostri appezzamenti dovrebbero essere organizzati in questo modo! Dopo aver finito di lavorare la terra, prendete una paletta e cercate di realizzare lo stesso effetto: l’orto sarà molto più bello da vedere e decisamente più funzionale! ;)
Sugli appezzamenti scaveremo poi i solchi dove disporre i semi: possono essere profondi da qualche millimetro a mezzo metro, dettagli saranno forniti di volta in volta con gli articoli della categoria “Aggiornamenti dall’orto”.

Menzione a parte merita la lotta all’erba: alcuni, per evitarlo, rivestono il terreno con nylon scuri (MATER-B) attraverso cui aprono dei buchi e fanno crescere le piante. Secondo queste stesse persone, ciò serve ad evitare che sole, vento e pioggia dilavino la terra dei suoi nutrienti; potete provarci, noi non l’abbiamo mai fatto, dicono che funzioni. In ogni caso lasciate stare il diserbante senza sé e senza ma: per quanto possiate essere cauti, spruzzare una robaccia del genere in un’area coltivata equivale più o meno a puntarsi una Colt M1877 alle palle e premere il grilletto O.+

LA PREPARAZIONE DELLA TERRA

Diamo qualche linea generale; tratteremo nello specifico, se è il caso, articolo per articolo…

La terra, prima di venire seminata, va preparata: ciò comprende una vangatura o una fresatura, una pareggiatura col rastrello, una concimazione e una nuova vangatura/fresatura per mescolare il concime alla terra; questa operazione può venire svolta prima della semina (7-10 giorni)
Per quanto riguarda i concimi, ne esistono vari tipi: quelli chimici – a base di elementi come ferro, magnesio, fosforo, potassio, carbonio, azoto, ecc; le preparazioni più comuni ricadono sotto la sigla onnicomprensiva di concimi ternari a base dei tre elementi fondamentali, azoto, fosforo e potassio (NPK – consultare questo rapido link per farvi un’idea) – e quelli naturali, che forniscono il medesimo apporto tramite la merda di bestia xD cavalli (più economica) o bovini, raccolti sotto la definizione onnicomprensiva di stallatico: entrambi sono reperibili presso consorzi agrari o fiorai (ci sono anche da Leroy Merlin!), le marche che usiamo noi sono Unimer(d? xD) e Geolia .
Esistono anche concimi in pellets, per chi li preferisce, sono più facili da spargere…è a questo proposito mostrata in foto della merda di gallina, riportata con l’asettico nome di “pollina”, molto ricca di azoto, da usare con cautela…la stessa che deve essere impiegata per i concimi chimici – che noi usiamo poco – a base di elementi preziosi! Quello mostrato è irritante per la pelle, nonché estremamente concentrato!!! concimiLe modalità d’uso di ogni concime sono riportare sulle confezioni, in linea di massima per un appezzamento di 1,5×12,5mt noi spargiamo un sacco e mezzo di stallatico: lo apriamo all’inizio dell’appezzamento lavorato, lo trasciniamo facendo uscire il contenuto, quindi diamo un’altra passata col motocoltivatore.

  • SIATE IN OGNI CASO LIGI ALLE INDICAZIONI, se non avete l’esperienza dalla vostra! Esagerare con i concimi BRUCIA LE PIANTE, il sottoscritto ne ha fatte fuori una quantità innumerevole, prima di imparare, e ogni volta l’hanno sentito bestemmiare fino in Portogallo…

Alla fine della stagione – mesi di Ottobre, Novembre in genere – o comunque quando rimuovete una coltura, è opportuno lavorare nuovamente la terra in modo da mantenerla morbida, evitando il formarsi, durante la fase di riposo, di macigni inamovibili x.X se il terreno è particolarmente povero, si può anche valutare una nuova concimazione. Alla stagione successiva potrete riprendere il ciclo, avendo cura di variare la posizione delle colture, perché è bene non seminare mai per due stagioni di fila la stessa cosa nello stesso posto: piante diverse, infatti, impoveriscono il terreno di elementi diversi…
Dettagli seguiranno nell’articolo sulla semina, comprese alcune astuzie per utilizzare le piante rimosse invece che destinarle alla raccolta differenziata degli sfalci ;)

Come ultima nota, segnalo l’abitudine di qualcuno di coprire la terra a riposo per evitare che la neve o la pioggia della cattiva stagione la induriscano e/o la impoveriscano: le ragioni di chi è contro si basano sulla mancata ossigenazione della stessa, non saprei dire chi ha ragione. Posso in ogni caso consigliarvi, con ragionevole confidenza, di coprire la terra dopo averla lavorata e nell’attesa di seminare per evitare che un acquazzone improvviso infici la semina stessa (che, al pari della lavorazione, non va MAI effettuata quando il suolo è umido!).

 
5 commenti

Pubblicato da su 3 settembre 2013 in Agricoltura, Cose utili

 

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5 risposte a “Agricoltura da città – nozioni preliminari

  1. Gaia CIncia

    3 settembre 2013 at 21:32

    ah, ma allora qui non si katseggia solamnte :P

    rastrello e paletta vanno bene quelli del kit cheusavo per giocare al mare con la sabbia? *_*
    …no? :(
    Va beh, quando togli le erbacce conservamele che me le mangio u.u
    Buona notte Cal (sai che il tuo nome è un millesimo di Kcal? Ci ho fatto caso giusto ora o.O)

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    • Gaia CIncia

      3 settembre 2013 at 21:38

      Un con(s)iglio ^_^
      Dato che hai i commenti protetti da moderazione, non c’è bisogno di limitare l’accesso ai soli iscritti a wordpress ;) Permetti di commentare a chiunque, così aumenti lettori, incoraggiati dal poter dire la loro (si chiama libertà :p)

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