Ciao bimbi belli, post-fiume perché voglio tornare a farmi del male con le produzioni made in Licia Troisi; e giacché la tipa, questa primavera, ci scodellerà Nashira 4, quale modo migliore per ingannare l’attesa che effettuare una dissezione completa del terzo numero della trilogia?
Il Sacrificio, serie de “I Regni di Nashira” è un tomo di quattrocento e passa pagine edito da Mondadori nell’autunno 2013, che riprende le vicende di Talitha e Saiph in quel di Talaria, terra lacerata dalla guerra civile e prossima all’annientamento causa misterioso cataclisma che, guarda un po’, soltanto loro due possono attivamente scongiurare….e io devo dire che sono curioso come un mormone alla sua prima notte di nozze di vedere se Talitha ha il pratino all’inglese o se è selvaggia se dopo l’1 (una zangolata sui cojones come pochi, e non ho ancora capito come mai l’hanno intitolato “il sogno di Talitha”: quale cazzo dovrebbe essere ‘sto sogno?) e il 2 (fuffosità ridanciana leggibile e dimenticabile) il capitolo numero 3 saprà regalarmi almeno una parvenza di emozione: mica mi aspetto chissà quale epifania, solo un minimo di coinvolgimento emotivo (come quando WordPress mi avvisa che ho salvato l’articolo: “ ” x.x). Sarò stato soddisfatto?
Dato che mi va di risparmiarvi l’ansia, e la tirata (sebbene divisa in due parti) sarà notevole, vi do subito la risposta: ovviamente NO, ma il perché e il percome li vedremo soltanto nella tirata di cui sopra; per adesso tranciamo il nostro solito giudizio d.d I Regni di Nashira 3: Il Sacrificio è:
Esatto, non so decidermi, perché se è vero che il libro si fa leggere e coglie il suo obiettivo di intrattenimento (anche se, in molti casi, mi sento di dire che non lo fa nel modo in cui l’autrice si era proposta :D) lo è anche che si dimentica con la stessa facilità con cui si è letto, lasciando al Lettore un po’ più maturo del target di riferimento la sensazione amara dell’occasione sprecata, che oramai si trascina dal primo libro della covata. Nello specifico:
- il ritmo di narrazione è veloce ma a volte affrettato;
- i personaggi ci provano ad avere uno spessore, ma si arroccano sostanzialmente sulle posizioni del libro precedente (eccetto Saiph, che già dall’inizio si capisce essere destinato ad alte vette di miticità – chi ha detto “Gary Stue”? xD) e spesso scivolano nel cliché;
- lo stile è quello della Licissima da guerra, snello, comprensibile, senza farloccate e con una ridotta percentuale di cortocircuiti logici, ma ancora grondante fuffosità, in special modo nei combattimenti;
- la trama è lineare e dopo la metà del libro diventa pericolosamente simile ad una sessione di ADnD (con tanto di main quest “alla ricerca dell’artefatto [inserire nome fuffoso qui]”) e genera un ridotto hype nel Lettore, che soltanto alla fine (come dirò tra un momento) si trova a domandarsi che cosa succederà dopo;
- alcuni colpi di scena, che avrebbero potuto essere tali se sfruttati nel libro precedente (o addirittura nell’1) quando si verificano sono adesso talmente preannunciati e attesi che non stupiscono manco di striscio…
In buona sostanza vale il discorso de “Le Spade dei Ribelli”: se siete tredicenni dall’emozione facile e la tempesta ormonale, qualcosina potrebbe darvi. Sicuramente è al di sopra delle vaccate à la Geronimo Stilton ed è pure meno stupido delle produzioni dei vari Clare, Jackson e Meyer. Se invece vi aspettate che la vicenda vi emozioni veramente, che i personaggi vi coinvolgano, che le situazioni narrate vi entrino nel cuore, io mi sento di consigliarvi i soliti Martin, Brooks, Pratchett, King ecc…o almeno Francesco Gungui, l’uomo dal cognome che sembra il gemito di morte di un cincillà e che fa rivoltare Dante nella tomba (ma la trilogia dei Canti delle Terre Divise l’ho letta con piacere e prima o poi la disseziono :P)…perché l’unica ventata di emozione che io ho provato, al di là dei sopraccigli sollevati, dei barriti che vorrebbero essere risate, e dei
masticazzichecazzoscriviunnaiancoraimparatomalimmortaaaaa…!
…l’unico anelito di emozione, di voglia di vedere cosa succede dopo, dicevo, ce l’abbiamo nel finale. E può bastare un finale sospeso a rendere bello un libro mediocre, che si accontenta di galleggiare (come – cit. – una nota sostanza anfibia comunemente detta merda) per tutta la sua durata, fra colpi di scena al sapore dell’ovvio, personaggi che si applicano ma non ce la fanno e fuffosità raccontate di draghi e fughe, cazzi e mazzi, mentecatti e sessantottini in ritardo, Evil Overlords™ schiumanti di rabbia (“TALITHA TI UCCIDERO’! TI UCCIDEROOOOOO!!!!!111) e spade mulinanti? xD
Che entrino i draghi di terra adesso, naturalmente rosso fuoco e giallo oro, che abbiamo ben 11.412 parole con cui fare i conti!