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Recensione: i Regni di Nashira 2 – Le Spade dei Ribelli

17 Nov

I Regni di Nashira 2 – Le Spade dei Ribelli

Il 29 Ottobre è uscito Nashira 3, in concomitanza con il Lucca Comics. Non sono ancora riuscito a metterci le grinfie sopra, in ogni caso lo attendevo, pure se non con il sacro zelo dei Licia-fèns più scatenati. Lo attendevo perché dal primo al secondo, come ribadirò più di una volta da qui in avanti, Licia è migliorata.

Ebbene si, l’evento impossibile profetizzato da tanto tempo si è finalmente avverato! *____* Lieto & gaio happyfaic come non mai, a suo tempo lo scrissi in un commento sul blog dell’autrice (accompagnato ad una critica su Nashira 1) ma non sono stato pubblicato: di certo per via di un qualche disguido alla connessione, in fondo tu, scrittore Italiano di fantasy più venduto al mondo, non puoi DAVVERO prendertela se io, ultimo cane fra i cani, ti dico che uno (uno? PfahahahahHAHAHAHAHAHAHAAaaaaaH!) dei tuoi libri è pieno di buchi di trama e corbellerie stilistiche – e perciò innescherebbe movimenti peristaltici anche in un missionario stitico – fintantoché do fondamento e motivazione alle mie critiche, GIUSTO cocchi della mamma? =)

In qualsiasi caso, passata la festa e campato lo santo, da qui in poi parliamo de I Regni di Nashira 2 – Le Spade dei Ribelli e le chiacchiere stanno a zero.

Dunque dunque, per riprendere il discorso: nella puntata precedente ci eravamo lasciati in un mondo che è un plagio smaccato omaggio spassionato a Lothlòrien e alle foreste di Endor, nel quale un’antica razza di guerrieri affetti da CIPA viene vessata per secoli da un’altra razza di alteri conquistatori…salvo poi ribellarsi con facilità disarmante – almeno, questo è ciò che traspare dal libro – e gettare il mondo nel caos della guerra intestina (in effetti anche il mio, di intestino, è entrato in guerra dopo aver letto quattrocento e passa pagine infarcite di belinate @_@). In questo mondo di foreste due fuggiaschi braccati – Talitha, la guerriera che con la spada non sa fare un cazzo, salvo poi diventare più brava di Zatoichi in appena duecento pagine; e Saiph, che fa della filosofia spicciola ogni due per tre e all’occorrenza si piglia le botte al posto suo (ed è un ottimo candidato a gettare col suo intimo un ponte che diverrà, ci contiamo tutti, solido) – portano sulle spalle il peso di una scoperta devastante: l’intero pianeta sta per essere distrutto dal brillamento di Cetus, uno dei due soli che insieme a Miraval costituisce il sistema di stelle binarie in cui è collocato (alcuni dicono che è uno spregio del buonsenso astrofisico, altri che la situazione è perfettamente plausibile; io non commento, non ne ho le competenze) il mondo di Talaria.
La puntata precedente si interrompeva in un finale-non-finale quando, dopo un cammino costellato di fuffosità, sciatterie e suicidi logici ampiamente (e nemmeno del tutto…) discussi, Tally e Sai incontrano finalmente l’eretico Verba: il solo uomo a poter impedire…

"...L'ARMAGEDDOOOOOOOOONNNNNN!!!11!!1!

“…L’ARMAGEDDOOOOOOONNNNNN!!!11!!1!

Va bene, tranciamo come al solito il giudizio; I Regni di Nashira 2 – Le Spade dei Ribelli è:

...promosso!

…promosso!

…perché, per quanto mi si torcano le budella e mi vada in peritonite financo l’alluce del piede, è giusto dare a Cesare quel che è di Cesare: L. T. è riuscita a produrre finalmente un romanzo che non ti fa venire voglia di causarti del dolore fisico ad ogni facciata. Le ci sono voluti 9 anni e 14 libri, compreso un autoplagio da “La Missione di Sennar” (ebbene si: LSdR è di fatto, nella seconda parte, un ricalco della Missione perché presenta gli stessi temi e situazioni – Saiph/Sennar che va ad esplorare luoghi sconosciuti, Talitha che si annulla nel fuoco della battaglia come la peggiore Nihal dei bei tempi andati) ma ognuno ha i suoi tempi e anche l’onagro, se studia al CEPU e si appiccica uno scopettone sulla schiena, può diventare equino xD. Cazzate a parte, brava ragazza: è un piacere constatare che alla “fortuna” hai affiancato finalmente un briciolo di Merito; continua su questa strada e probabilmente ti migliorerai ancora…e chissà, forse riuscirai perfino a reggere il confronto coi Mostri Sacri del genere (e NON mi sto riferendo a Geronimo Stilton >.<) che dovrebbero venire presi come pietre di paragone per tutti gli autori che vogliano scrivere nel genere Young Adults.

Chiusa la parentesi: diversamente dall’altra, questa recensione coprirà TUTTA l’estensione – considerevole – del libro, in modo da cercare più pulci possibile; premetto subito che difetti come il raccontato-non-mostrato nei combattimenti e le sciatterie/corbellerie/cadute di stile siano ancora presenti a cataste. La cosa importante è che, malgrado i suoi limiti e la sua semplicità, questo libro si lascia leggere – molto ma molto sporadicamente, pure con piacere – centrando dunque il suo obiettivo primario. Taca banda che si comincia!

WARNING! SPOILER AHEAD!

WARNING! SPOILER AHEAD!

LA TRAMA

…direttamente dal sito di Licia:

Nel mondo di Nashira, la razza femtita per secoli è vissuta schiava dei Talariti, ma tutto ora sta cambiando. In ognuno dei quattro Regni è scoppiata la rivolta e l’esercito, guidato dal crudele conte Megassa, non riesce a domarla. A fomentare la sommossa è stata proprio sua figlia Talitha, che, ribellandosi al destino di sacerdotessa, ha dato fuoco al monastero della città di Messe ed è fuggita insieme al suo schiavo Saiph. Ora Talitha ha una missione: salvare Nashira dalla catastrofe che una profezia millenaria dà per imminente. Una catastrofe già accaduta in un lontano passato e a cui solo un essere mitico è sopravvissuto: Verba, l’uomo che non può morire, e che forse sa come fermare l’apocalisse. Verba tuttavia sembra indifferente al destino di Nashira e scappa verso terre sconosciute, mentre Talitha e Saiph combattono a fianco dei ribelli in una guerra che si fa sempre più cruenta. Talitha si troverà di fronte a una difficile scelta: tornare a dare la caccia a Verba o diventare l’arma decisiva dei ribelli contro la tirannia, sfidando la sua razza e il suo passato.

LE SPADE DELLA FUFFA

Prima nota positiva: L. T. ha finalmente imparato a suddividere il testo in paragrafi. Seconda nota positiva: finalmente abbiamo un fottuto prologo come si deve. Non un infosbocco, ma un prologo, e guarda caso la protagonista è Grele, piccola patatina ^____^ l’avevamo lasciata, nell’1, a morire nell’incendio appiccato da Talitha al monastero per salvare il culo del suo schiavo. La ritroviamo ora, come per certi versi era prevedibile aspettarsi, animata dal sacro fuoco della vendettaH verso Talitha che le ha portato via la sua posizione di privilegio…insieme a tutta quanta la sua vita dorata :)

Ogni cosa le parlava di Talitha e dell’affronto che aveva subito da lei.

Il sottoscritto, che riconosce un discreto valore formativo alla vendetta, non può che essere d’accordo con lei; nell’incendio Grele è rimasta sfigurata su metà del volto – chi ha detto Harvey “two faces” Dent? Occhio che devi pagare i diritti alla DC Comics! – e adesso vive solamente per rivalersi su Talitha nel modo (presumiamo) più doloroso possibile. La resa dei conti, che personalmente bramo di vedere, non avverrà nel corso del primo volume nel quale, anzi, Grele si limiterà a fare la sua comparsa in alcuni momenti chiave della storia, rimanendo per il resto una presenza minacciosa – e finalmente credibile – sullo sfondo. L’altro Evil Overlord™ è ovviamente Megassa, che abbandona i panni di Gru il cattivissimo scemo per diventare un mentecatto – anche nel suo caso, diciamo “finalmente” – verosimile; l’incontro fra i due avviene nella sala del tempio del monastero provvisorio ricostruito dopo l’incendio, all’insegna del “il nemico del mio nemico è mio amico”:

Grele non si soffermò a ragionare. Scattò in avanti, la mano diretta al collo del conte, esattamente come le avevano insegnato. Megassa scartò di lato e le afferrò il braccio, bloccandolo sotto l’ascella.
«Non mi aspettavo niente di meno da te» sibilò.
«E allora perché siete venuto?» ringhiò lei.
«Perché io e te abbiamo diverse cose in comune.» Grele lo guardò con sospetto. «Entrambi abbiamo perso molto nell’incendio» continuò il conte. «Siamo stati traditi in modo subdolo, e odiamo dal profondo del cuore la stessa persona

Un po’ strambe da visualizzare le mosse dei due (non era meglio che lui le afferrasse il polso e gli torcesse il braccio dietro la schiena?), un po’ artefatta la battuta, un po’ naif il “guardare con sospetto” qualcuno (io avrei detto “lo squadrò, sospettosa”) fattostà che da questo punto in poi i due diventano deretano & farsetto, e mentre il primo, alla fine, si papperà il Regno dell’Estate, la seconda potrà finalmente diventare Piccola Madre…anche se questo non è che il primo passo per entrambi sulla lunga strada del “tifentare patroni ti MONTO! Ach!“. Risoluzione prevedibile, ma ci sta.

Il libro inizia con Talitha e Verba che assistono Saiph, che non si è ancora ripreso dalle batoste avvenute nel fuffacombat finale; i tre sono all’interno di una caverna scavata nei Monti di Ghiaccio del Regno dell’Inverno (simili toponimi farebbero la felicità del fu Monsieur de La Palisse!):

[…] Vi si accedeva tramite un passaggio così angusto che persino Talitha, che pure era minuta, aveva dovuto chinare la testa per attraversarlo.

Devi ancora migliorare, Licia; questa descrizione è così così: ‘angusto’ nella mente del lettore richiama, prima di ogni altra cosa, qualcosa che è ‘stretto’; mentre per come la giri tu, sembra che voglia dire ‘basso’. Ok siamo sul filo di lana e giochiamo a spaccare il capello in quattro, ma “la scrittrice Italiana di fantasy più venduta al mondo” certe cose dovrebbe evitarle in automatico ormai!. Questa descrizione è migliore, secondo me:

Vi si accedeva tramite un cunicolo stretto e tortuoso, talmente angusto che persino Talitha, che pure era minuta (due subordinate appesantiscono la frase, c’è da lavorare ancora qua! NdR) aveva fatto fatica a superare in alcuni punti.

Così ci piace di più u.U ho già detto che ho la vocazione del tetrapilicectomo? Potrei anche dire che nel rifugio di Verba – scavato nel ghiaccio – c’è un camino che, senza tiraggio, farebbe fare a tutti quanti loro la fine degli storioni affumicati (e che, per evitarlo, sarebbe bastato aver aggiunto che “il fumo si disperdeva per lo stesso cunicolo che avevano percorso nel venire, incanalandosi in un camino verticale che si diramava poco prima dell’ingresso nella camera”, o altre trovate simili, per soddisfare anche i rompicazzo incalliti come io mi pregio di essere ^_^ tra l’altro, che cosa bruci in una cava di GHIACCIO?!?) ma non voglio essere troppo nevrotico. Anyway, Saiph viene curato da Verba, che dimostra una ottima conoscenza della magia così come ha mostrato, nel primo libro, una grande padronanza dell’arte del combattimento riuscendo da solo a liberare una intera fortezza talarita. Nel solito conciliabolo mascherato da infodump (a onor del vero, Licia ha imparato come gestirli rendendoli discretamente naturali; e questo è un bene, perché ricordo ancora i due fammin che fanno lo spiegone con Nihal e Sennar infrascati a sei passi di distanza: letteralmente osceno) nel conciliabolo, dicevo, si scopre che l’Eretico è un essere che ha vissuto per quasi 50.000 anni, il cui cinismo rivaleggia con quello del sottoscritto (e non lo avrei mai creduto possibile):

Allora davvero bruceranno tutto…» disse Talitha in tono lugubre.
«Cetus ci ucciderà.»
«Sì.»
«E come possiamo impedirlo?»
Verba la guardò a lungo. I suoi occhi erano di un azzurro purissimo, profondi come abissi nei quali era facile perdersi. C’era qualcosa di arcano e dimenticato, in quelle iridi, un intero mondo di cui Talitha provò paura.
«Non ti posso aiutare.»
«Non puoi o non vuoi?»
[…]
Verba scosse la testa. «Una volta mi interessavo alle vostre sorti. Ma ho visto troppi orrori da quando avete deciso di ammazzarvi l’un l’altro, di sfruttarvi a vicenda fino all’osso. Vi ho guardato, sì, perché dalla giusta distanza siete grotteschi, nei vostri patetici tentativi di sopravvivere a voi stessi, nel vostro strisciare giorno dopo giorno verso una fine annunciata. E continuerò a guardarvi. Ma non farò altro. E altro non potrei fare. Quando il tuo amico starà meglio, voi due ve ne andrete.»

In realtà è Verba ad andarsene, appena il mattino dopo, costringendo i Nostri a stargli alle calcagna per tutto il libro; e quando finalmente gli verrà messo il sale sulla coda, si scoprirà che lui stesso ha voluto farsi cercare e trovare in una specie di caccia al tesoro, per vedere se i loro intenti erano abbastanza forti e saldi. In pratica, è stata tutta una prova (e qui, libro per ragazzi o meno, io avrei fatto esclamare al main character un bel “MAVVVVVAFFANC*LO!” xD sarebbe stata una scena epica). Quando Talitha scopre di essere stata piantata in asso, ha un comportamento fuffoso che fa il paio con le lacrime strappate dal volto in occasione della morte di Lebitha:

Travolta da una rabbia cieca, Talitha strinse con violenza la pergamena fino a farla scricchiolare.

(ripeto che è su queste piccolezze che devi lavorare, Licia; King non scrive frasi del genere, se vuoi arrivare al Suo livello devi imparare ad evitarle: sono _inutili_ e stupide, esprimi il concetto in altro modo se proprio vuoi. “Talitha strinse la pergamena nel pugno fino a sbriciolare la cartapecora” è un’ottima alternativa, anche se ricorda abbastanza l’Evil Overlord™ che si incazza e strozza il gatto che fino a un attimo prima stava accarezzando). In ogni modo, Saiph riprende conoscenza e scopre di essere in grado di sentire il dolore. Abbastanza pregevole il tentativo di renderlo attraverso il mostrato:

Il corpo a poco a poco riprese consapevolezza di sé. Fu prima una sensazione sconosciuta, che da ogni arto gli salì lentamente fino alla testa. Era come se avvertisse un peso insostenibile, una coscienza di sé troppo acuita e intensa, che non aveva mai sperimentato prima. Provò a sollevarsi, ma lo sforzo gli mozzò il fiato in gola. Rilassò i muscoli all’istante, e si sentì un po’ meglio, ma quel senso di oppressione cui non sapeva dare un nome continuava a tormentarlo. Perfino aprire gli occhi fu difficile, e il semplice gesto causò una strana reazione nella testa: sembrava stesse per scoppiargli.
[…]
«Orea» disse lui a fatica. La strana sensazione alla gola si era fatta più forte. Talitha lo aggiornò su Verba e su quanto era accaduto mentre giaceva incosciente, ma Saiph non riusciva a seguirla. Si rendeva conto che si trattava di informazioni importantissime, eppure tutte le sensazioni che il suo corpo mandava al cervello gli impedivano di concentrarsi su altro.
[…]
Saiph annuì. «Sai… pensavo… ero sicuro di essere morto.» Gli occhi di Talitha si velarono.
«Anch’io ho avuto paura. Ma te l’ho detto mentre ti trascinavo fin quassù: tu muori quando lo decido io.» E per sottolineare il concetto lo punzecchiò con l’indice, sfiorando senza volere una delle costole incrinate.
Saiph spalancò la bocca e gridò, facendole fare un balzo indietro.
«Cos’è successo?» domandò.
«L’ho sentito» rispose Saiph. «Come… non lo so… come quando mi colpivano con il Bastone… Ma è una cosa diversa. Più profonda… Non riesco a spiegarla. Non ho mai provato una cosa del genere.»

Migliorabile? Certamente, anche solo eliminando lo “spalancò la bocca e gridò” (Monsieur de La Palisse, bonjour! ^____^) oppure mostrandomi come fai a urlare di dolore senza aprire la bocca. In ogni caso, a paragone di ciò con cui l’autrice ci ha afflitto nei 14 libri precedenti, questo è oro. C’è a questo punto un piccolo Deus Ex: Talitha ha trovato un piccolo quaderno lasciato – apparentemente per sbaglio – da Verba; Saiph lo guarda e di punto in bianco decide che vuole:

…tradurre questa roba.

…testuali parole, infelici parole. Ci sono modi migliori di rendere il concetto, ad ogni modo…come ci riesce?

Saiph osservò le pagine con attenzione. Alcune erano scritte con simboli che non capiva, altre in caratteri talariti, ma in una lingua oscura.
[…]
La chiave era stato il doppio testo. Cominciò raffrontando la parte scritta in caratteri talariti con quella in simboli incomprensibili; suppose si trattasse della stessa lingua, solo espressa con caratteri differenti, e in questo modo riuscì a ricostruire quell’alfabeto sconosciuto. Poi, il colpo di fortuna: più o meno a metà c’era una canzone femtita piuttosto nota. Verba l’aveva trascritta, cercando poi di tradurla nella propria lingua.

Si tratta di un Deus Ex mascherato anche abbastanza elegantemente, io personalmente però l’avrei evitato; visto che si fa parola della magia con cui Verba lo guarisce, forse sarebbe stato più cool pensare a una impronta mentale lasciata dall’Eretico su Saiph, che gli permette gradualmente di imparare la lingua antica. …non so, sarebbe effettivamente un Deus in entrambi i casi, magari soltanto inutilmente più elaborato della trovata “stele di Rosetta”. Evitare qualsiasi Diario Segreto™, che è un classico dei cliché, sarebbe stato sicuramente meglio…ma dato che il diario è un elemento abbastanza centrale nella trama, eliminarlo avrebbe comportato dover riscrivere il libro daccapo o.O Quando Saiph finisce la convalescenza i due partono dal rifugio di Verba: la destinazione è il Bosco del Divieto, in base agli appunti del diario (solo io mi immagino un posto dove invece degli alberi dal terreno spuntano segnali stradali di ogni tipo e dimensione? @_@) ed è chiaro fin da subito che i due dovranno muoversi in un teatro di guerra (anche se, durante la loro marcia, nulla li disturberà fino a che non saranno quasi a destinazione o.O).

Dalla zona sottostante si levavano alti pennacchi di fumo, e da ogni parte, come insetti intorno a una luce, puntini neri volteggiavano pigri. Draghi, tanti draghi quanti Saiph non ne aveva mai visti. Talitha aveva ragione: quelle non erano le ceneri di un incendio ormai domato, quella era una guerra. Capì cosa doveva esserle passato per la testa in tutti quei giorni in cui era rimasta sola a contemplare la piana in fiamme, negli occhi ancora le immagini di distruzione di Orea.

La marcia prosegue, disagevole, tra infodump a spaglio…

[..] La Pietra dell’Aria usata per la magia in genere veniva prima preparata dalle Oranti, in modo da poter sviluppare tutte le proprietà di quel materiale. Un frammento di Pietra dell’Aria grezzo non funzionava altrettanto bene.
Per una volta Talitha fu contenta della sua scarsa Risonanza e delle sue discrete capacità di controllo dell’Es, un altro dei regali che sorella Pelei le aveva fatto nel breve periodo in cui era stata sua maestra. […]

…fuffosità migliorabili…

Verso l’ora sesta Saiph si accorse di quanto la terra potesse essere perfino più insidiosa del ghiaccio. Il suo piede destro toccò una zona erbosa e quell’improvviso cambiamento lo colse impreparato. L’altro piede scivolò, e per lo slancio lui finì bocconi a terra, sbattendo dolorosamente la mascella. Non gli riuscì di soffocare un lamento di dolore.

(se pigli una musata a terra, è sottinteso che l’intero procedimento avviene “dolorosamente” >.> solo un sadomasochista potrebbe provare piacere, e solo in quel caso si dovrebbe rimarcare il fatto; la frase potrebbe tranquillamente finire con “bocconi a terra” e riprendere con “Non gli riuscì di soffocare un lamento di dolore”. Monsieur de La Palisse si rivolta nella tomba) e filosofia spicciola…

[…] Io non sono il messia, e se anche lo fossi, non voglio esserlo. E non voglio esserlo perché quello che ho visto a Orea mi è bastato. Non voglio un mondo dominato dalla guerra, un mondo in cui i miei simili si abbasserebbero a ogni violenza pur di farla pagare ai Talariti. […]

Brutta la guerra, lo sappiamo tutti, ma…un Eroe che invece si schierasse _apertamente_ a favore della guerra, non sarebbe stato uno spunto controcorrente? Forse avrebbe traviato le Pure Menti dei tuoi lettori adolescenti (Pure Menti my ass, a tredici anni oggigiorno hanno già visto e fatto tutto!) ma un antieroe, invece di un eroe allineato e conformista, sarebbe stato originale. Ad ogni modo, la marcia va avanti fino a quando i Talareth non incominciano a rarefarsi: i confini del Regno dell’Inverno sono vicini e il Bosco dei Segnali Stradali del Divieto si avvicina…

Il Divieto che inaugura il Bosco del Divieto, agli estremi confini del Regno dell’Inverno! Non siete impressionati? *_*

…in realtà i Nostri non trovano nessun Divieto all’inizio del Bosco del Divieto – se non altro perché manca ancora un bel po’ di strada…e poi perché una trovata del genere sarebbe stata bene in un romanzo New Weird e, da che mi consta, LSdR non lo è; anyway:

Ma non era per l’aria che indugiarono sotto le fronde di quell’ultimo Talareth. Era per quel che li attendeva oltre il confine, e perché sapevano che se avesero fatto un solo passo tutto sarebbe cambiato. Ogni gesto acquistava solennità.
Avevano già visto il cielo, quando erano saliti sulla sommità del monastero, la notte dell’incendio e della loro fuga. Ma era buio, e tutto quel che brillava sopra le loro teste erano le stelle e le due lune, che già offrivano uno spettacolo di spaventosa bellezza. E quando avevano raggiunto il Regno dell’Inverno in groppa al drago, il cielo era coperto da dense nubi che nascondevano i soli. Quindi non avevano ancora infranto l’ultimo tabù, quello sul quale era fondata l’esistenza stessa di Talaria: vedere Miraval e Cetus. Il cielo era di un azzurro spietato. Non una nuvola si profilava all’orizzonte, e così ovunque lo sguardo si posasse.
La desolazione della distesa di ghiaccio che si stendeva ai loro piedi sembrava specchiarsi in quel cielo crudelmente terso. Non si dissero una parola, ma nel loro cuore sapevano di provare le stesse paure. Ed erano felici di essere insieme.

…chett3n3ri!!!!111!1!!1! Ovvietà, l’ultima, che sarebbe forse stato meglio (continuare a) far trasparire dal narrato, dai gesti dei protagonisti, invece che spiattellarla così…ma non dobbiamo pretendere troppo, L. T. ha appena scoperto di saper scrivere e non è opportuno metterla troppo sotto pressione. Il primo combattimento del libro è annunciato così:

Improvvisamente dal terreno si sollevò una sorta di nebbiolina nevosa. Pigre volute lattee iniziarono a circondare i loro corpi e, nonostante il freddo, Talitha sentì una goccia di sudore percorrerle la schiena.
«Dobbiamo andarcene il prima possibile» disse, spaventata da quello strano fenomeno.

…terminiamola dopo il discorso diretto, la prossima volta, ok? Così sembra si sia appena intromesso Alberto Angela, e io Lettore mi perplimo di fronte a questa uscita che tutto fa, meno che aiutarmi a entrare nell’azione. Ad ogni modo:

[…] Talitha si scostò da lui non appena si rese conto che anche le sue mani stavano per rimanere bloccate. I piedi già non si vedevano più, fusi al suolo da due spesse colonne bianche che le arrivavano fino all’inguine. Il gelo era assoluto e penetrava le ossa.
Con rabbia, estrasse la spada che portava sulla schiena e colpì le colonne col piatto della lama, ma erano dure come la pietra. Pochi minuti, e la neve si era compattata in un impenetrabile strato di ghiaccio. Talitha colpì ancora, ancora e ancora, mentre Saiph davanti a lei si trasformava in un cumulo di neve e respirava a fatica.
[…]
La neve turbinava intorno a loro in vorticosi mulinelli, e Talitha dovette arrendersi a quella mostruosa evidenza: non si trattava di una normale bufera, bensì di qualcosa di vivo. Con uno sforzo immane, riuscì a sfilare entrambi i piedi dal ghiaccio e si gettò con furia su Saiph, colpendo sempre col piatto della spada. Aveva paura di fargli male, e questo rendeva i suoi tentativi meno efficaci. Ma con perseveranza riuscì infine a far cedere la crosta di neve che lo avvolgeva, finché grossi frammenti non iniziarono a staccarsi. Un paio di colpi ben assestati, e buona parte del busto di Saiph fu libera. Si vedeva ora anche il volto, pallido, le labbra viola.
«Non arrenderti!» gridò Talitha, ma lui non era in condizioni di risponderle.

“Dai! Dai che ce la facciamo!” *___*

Ehm…dicevamo? X.x

La neve stava coagulando intorno a una gigantesca creatura. Le forme andarono piano a definirsi, e quella che sembrava nebbia e neve ora aveva la consistenza del ghiaccio.
Per poco la spada non le cadde di mano: davanti a lei c’era un…essere, non avrebbe saputo come altro definirlo, immenso. Era alto almeno trenta braccia. Il muso era piccolo, dotato di ottusi, puntiformi occhietti neri, armato di una bocca enorme e irta di zanne affilate di ghiaccio azzurro. Le zampe anteriori erano di una lunghezza sproporzionata e si trascinavano a terra. Ciascuna terminava con dieci artigli sottili come stiletti, mentre le zampe posteriori erano tozze, anch’esse dotate di artigli.
La bestia di neve si erse in tutta la sua altezza, mulinò le zampe e urlò al cielo. Lo spostamento d’aria fece quasi cadere Talitha, paralizzata dal terrore. Cose del genere non potevano esistere a Talaria, non dovevano esistere. Poi fu l’istinto del guerriero ad avere la meglio sulla paura. Lasciò andare Saiph, si allontanò da lui per non coinvolgerlo nella battaglia e impugnò la spada a due mani. Il mostro di neve le diede una zampata violentissima, che Talitha riuscì miracolosamente a parare. La spada resistette, ma l’urto le si trasmise dalle braccia al corpo, facendola urlare di dolore.
La zampa dell’orribile creatura si alzò e caricò di nuovo il colpo, ma stavolta Talitha riuscì a rotolare di lato e a schivarla. La bestia non si arrese: il suo arto era un maglio, e ogni volta che si abbatteva al suolo, lo faceva rimbombare come un tamburo. Talitha rotolò ancora su un fianco, disperata, il sopra e il sotto che si confondevano. Riuscì a tirarsi su, approfittando di una pausa negli attacchi del mostro.
[…]
Talitha scattò in avanti, spiccò un salto, quindi affondò la spada nella spalla del mostro. La lama di Verba sfolgorò un istante e trapassò il ghiaccio con una facilità assoluta. L’enorme zampa cadde a terra, ma l’urlo di trionfo che Talitha levò al cielo le morì in gola: la bestia raccolse l’arto e se lo riattaccò al busto, come se non l’avesse mai perso. Talitha assisté alla scena sconvolta, e si sentì perduta. Non aveva possibilità contro quella creatura che sembrava immortale.
Con la forza della disperazione, strinse i pugni e si gettò in avanti, urlando. Ma la zampa della bestia fu più lesta della sua spada. Stavolta Talitha non fu in grado di intercettarla né di pararla, e fu colpita in pieno al fianco. Il dolore lancinante di un secondo, poi il nulla.

…meh? Io mi sento poco coinvolto, davvero, non riesco a trovarmi nel modo che Licia ha di descrivere l’azione: continui a mescolare raccontato e mostrato e lo fai per TUTTO il libro, è una scelta che non paga a mio modo di vedere x.x da dopo la descrizione del mostro si ha l’impressione di stare ad osservare il combattimento, NON di essere a fianco di Talitha :( e poi: “zampata violentissima?” e la PARI con la spada, immaginando che l’arto del mostro sia grosso quanto  un larice??? @_@ this is FUFFA! x( a questo proposito, per piantare la spada nella spalla di un coso alto trenta braccia – in assenza di specifiche prendiamo come paragone il fathom inglese, che misura 1.822 metri – a mio modo di vedere più che un salto ti serve il carrello elevatore:

Talitha in cima al cestello combatte contro il Mostro di Ghiaccio™, fuori campo perché non avevamo i diritti per riprenderlo; epico in ogni caso, non trovate? :P

Se il mostro si accuccia e/o Talitha si arrampica sopra, come fa Legolas sull’olifante in LOTR 3, descrivilo; se il braccio NON è il fathom inglese, premurati di spiegarlo in qualche modo x.x questa cosa va avanti dalle Cronache ed è no buono x.x cooooomunque: a salvare il culo ad entrambi arriva Deus Ex, un guerriero ribelle che fa parte dell’enclave degli schiavi liberati che abitano il Bosco del Divieto…e tengono sotto controllo le bestiacce con la musica!

La bestia rimase immobile qualche istante, contemplando il corpo di Talitha steso al suolo. Stava per conficcarle gli artigli nel petto, quando le note di un richiamo risuonarono nell’aria. Sollevò il capo, confusa. Era un suono modulato, una melodia quasi (…”quasi” una melodia? E che accidenti è allora? X.x dillo, o non dirlo, ma non usare congiunzioni fuffose se puoi evitarlo!), composta da tre note appena; eppure la creatura sembrava esserne terribilmente infastidita, tanto che fu costretta a coprirsi le orecchie con le zampe.
Un drago apparve all’orizzonte. Lo cavalcava un uomo vestito con un ammasso informe di vestiti (solo io me lo sono immaginato con un paio di mutande in testa, due tette finte appese sul petto e il kilt del principe Carlo su due gambe pelose come quelle di un orangotango? FUFFAAAAA! :S). Era lui a produrre la musica. Il drago sputò una lingua di fuoco, tracciando un cerchio intorno al mostro.
La bestia di neve urlò terrorizzata, sentendo il corpo ghiacciato che si disfaceva lentamente al calore delle fiamme. Mentre il muro infuocato divampava sempre più alto, il suo muso cominciò a colare, le zampe posteriori ad afflosciarsi. Pochi secondi, e fu come se quell’essere non fosse mai esistito.

Ciao, Deus ^____^ ora ti chiami Eshar, non Orfeo come qualcuno forse potrebbe postulare, ma la sostanza non cambia; sei tu, e non sei nemmeno troppo molesto, così ti ammettiamo senza protestare (troppo u.U) Talitha si risveglia, insalamata, nell’accampamento del Deus che l’ha presa prigioniera e si sta occupando di Saiph:

L’uomo entrò nel suo campo visivo e puntò due occhi ardenti nei suoi. Indossava vesti pesanti, una sciarpa che gli lasciava scoperti solo gli occhi dorati e un turbante. Un Femtita.

…o un ambulante marruchino extracomunitario irregolare d.d segue scambio di battute fuffose – che vi risparmio, poteva essere fatto davvero molto meglio, quindi l’azione si sposta al mattino dove i due vengono preparati per il viaggio: Eshar li condurrà a Sesshas Enar, la comunità degli schiavi liberi, e naturalmente crede che Saiph sia un eroe perché tra gli schiavi Femtiti si è diffusa la voce che sia stato lui a dare fuoco al monastero di Messe e a rapire Talitha (mentre in realtà è il contrario); di più, alcuni iniziano a pensare che Saiph sia il leggendario Messia, il liberatore della loro intera razza… …se fosse almeno paragonabile al messia in figura, il libro prenderebbe una piega davvero godibile *____*

Un Messia di quelli seri, altro che Saiph…:P

Naturalmente il viaggio prende una piega inaspettata:

Talitha cominciò a sentire che il drago perdeva rapidamente quota, con grandi movimenti circolari che la sbattevano da una parte all’altra della canoa.
«Non preoccuparti!» gridò Saiph sopra il rumore dell’aria che riempiva loro le orecchie. «Va tutto bene!»
«Non sono preoccupata» gridò a sua volta Talitha, ma le parole le furono mozzate dallo strepito di un secondo paio di ali membranose che si avvicinavano battendo forsennatamente. Un altro drago, pensò. Forse è venuto per scortarci…
Un improvviso strattone la scosse, mentre il loro drago scartava e ruggiva.
«Cosa sta succedendo?»
«Un drago ci sta attaccando!» rispose Saiph. «Tieniti forte!»
Talitha spinse con i piedi contro il bordo della canoa e con le mani legate cercò disperatamente di togliersi il cappuccio. Essere in pericolo e non poter vedere la faceva fremere di rabbia. Se solo avesse avuto la sua spada!
Riprovò a liberarsi del cappuccio, con furia, mentre attorno a lei i rumori dell’assalto del drago si facevano assordanti e gli scossoni fortissimi. Udì il Femtita suonare una melodia, ma questa volta sembrò non avere alcun effetto sul loro aggressore. Un ruggito più acuto degli altri sovrastò ogni cosa, seguito dallo stridore tremendo degli artigli che si abbattevano sul legno della canoa, lacerandolo.
[…]
Il drago che li aveva condotti fin lì giaceva senza vita poco lontano da lei, le ali spalancate e lacerate, il ventre orribilmente squarciato dagli artigli dell’aggressore. Del drago che li aveva attaccati, invece, non c’era traccia. Ma dietro un cumulo di rami qualcosa si muoveva… Era Saiph! (cazzo >.> non è morto…NdR)

Segue combattimento, migliore degli altri devo dire, forse perché breve:

Poco discosto giaceva Eshar, che brandiva una lancia e la agitava cercando di tenere a distanza tre draghi di piccole dimensioni.
[…]
L’animale scattò ancora in avanti, gli artigli snudati. Talitha e Saiph riuscirono a sottrarsi di nuovo al suo attacco; poi Saiph saltò oltre il drago, schivando per un pelo un’artigliata che gli tranciò di netto una ciocca di capelli.
Ruzzolò fino a qualcosa che luccicava accanto a un arbusto e lanciò a Talitha la Spada di Verba. Lei la prese al volo: avere di nuovo in mano la sua arma la fece sentire immediatamente più al sicuro. Con un unico movimento si gettò contro l’animale. Quello rispose per la prima volta con un’ampia fiammata. Talitha lanciò un affondo (da quando in qua gli affondi si _lanciano_ Licia cara? o.O una pietra si lancia, un coltello si lancia, una lancia si lancia – così come un’ascia si lascia e un’accetta si accetta…ok la pianto – ma un affondo, che è un _movimento_, non si lancia; semmai ci si lancia in un affondo, il che è ben diverso!) con tutta la forza che aveva, e l’arma penetrò con facilità il ventre della bestia. Il drago urlò di dolore, un urlo che richiamò i suoi compagni, poi stramazzò al suolo.
«Talitha!»
La voce di Saiph la riscosse. Riuscì a muoversi di lato quel tanto che bastava per non essere trafitta dagli artigli di un altro drago, ma non a schivare del tutto l’assalto. Cadde a terra, urtando di nuovo il fianco che già aveva dovuto sopportare il colpo della bestia di neve. Vide il drago sopra di lei, colse nel suo sguardo un’ira quasi umana, che non riuscì a spiegarsi. Mise (non è meglio qualcosa tipo: “puntò”, “piazzò” e simili? NdR) la spada in verticale, l’elsa appoggiata a terra (pleonastico NdR). L’animale nella foga di azzannarla vi cadde sopra, trafiggendosi (pleonastico NdR). Rimase così, immobile, nel silenzio rotto solo dal suo ansimare.

(appunto: una bestia non urla di dolore; semmai ruggisce di dolore, guaisce di dolore, e simili…sono i cristiani che urlano di dolore. E tra l’altro la puntualizzazione è inutile: sebbene esistano urla di piacere, il contesto rende del tutto identificabile quella del drago come una reazione di dolore e dunque non bisognerebbe ribadirlo!). Al termine del combattimento Deus E(x)shar non trova di meglio da fare, per ringraziare Talitha di avergli salvato la ghirba, che imprigionarla con un paio di bolas (o.O).

La Legge del Contrabbasso (con annesso giudice)

Poco dopo si arriva a Sesshas Enar, città costruita al centro di un lago dalle acque acide (chi ha detto “Amarganta“? :P), e secondo la legge del contrabbasso, a Saiph vengono tributati tutti gli onori…

Saiph venne trattato con tutti gli onori. Le donne sciolsero la neve sul fuoco per offrirgli un bagno caldo, e una ricca scopata preceduta da Nuru Massage eseguito da due poppute, remissive e sempre sorridenti intrattenitrici Femtite, solo il meglio per il signor Messia intanto gli portarono un enorme cesto di frutta e verdura, di forme e colori che lui non aveva mai visto.

…mentre la povera Talitha viene trascinata in catene dentro una fetida prigione e stuprata ripetutamente dal carceriere Bozo accompagnata da “grida di derisione”, che quelle, oh si, fanno male.

  • io avrei reso la faccenda più brutale, comunque, anche senza arrivare allo stupro (quindi, Bozo, anche stavolta resti senza patonza d.d): cioè, Talitha è agli occhi dei Femtiti un esponente del popolo che li ha oppressi per centinaia di anni…e loro non la strapazzano nemmeno un pochino, se non con le “grida di derisione”? Che mentecatti d.d

Mi perplime a questo punto una riflessione:

Per loro era un eroe, e ancora non sapevano che aveva acquisito la capacità di provare dolore. Chiuse gli occhi, cercando di godersi il conforto dell’acqua, che si era già intiepidita. Sentiva l’impellente bisogno di andarsene, prima di restare invischiato in una trama troppo grande per lui.
Per quanto tempo avrebbe potuto fingere? Come avrebbe potuto non tradirsi di fronte a una ferita, a una caduta, o a un qualsiasi evento in grado di strappargli un lamento o un’espressione sofferente?

Hem, patato…perché di preciso dovresti fingere? L’unica spiegazione che mi viene in mente è per evitare di essere preso definitivamente per il Messia, visto che nell’iconografia Femtita egli è l’unico a poter provare dolore…ma poi, perché voler rifiutare a tutti i costi una idea del genere? Ok, fino a qui Saiph non viene presentato come un eroe, ma nemmeno, dal verso opposto, come uno sfegatato pacifista: non rifugge la violenza per principio, di gente ne ha sbudellata un affare che va bene, eppure da qui in avani il Nostro sembra terrorizzato all’idea di diventare un capo carismatico. Perché? In ogni caso, facciamo ora la conoscenza di Gerner, il comandante dei ribelli, che sfortunatamente viene approfondito meno di quanti sarebbe stato opportuno nel prosieguo; Gerner decide immediatamente di usare Saiph come un simbolo della ribellione, nel mentre ci istruisce (infodump) sulla storia della prima comunità di Femtiti liberi, e alla fine, pressato da Saiph, decide di concedere udienza a Talitha. Il mattino dopo lei cerca di convincerlo dell’importanza della sua missione, lui per tutta risposta le annuncia di aver inviato un messo da suo padre per usarla come merce di scambio. Tanto sappiamo che non andrà così ;)

Siparietto nel quale assistiamo alla cerimonia di investitura di Grele ad opera di un grosso tir olandese carico di rulli compressori a sacerdotessa di Alya, nel monastero appena ricostruito di Messe; il conte mostra proprio il pugnale che Gerner nella pagina precedente aveva detto di avere inviato con un messo: trovo un po’ nebuloso il passaggio, leggendo sembra che siano state richieste non più di due ore per farglielo avere o.O in ogni caso, il libro ci mostra ora il viaggio di Talitha e dei ribelli fino al punto stabilito per lo scambio con Megassa; e indovinate un po’, cosa può fare il Conte se non cercare di imbrogliare come il mentecatto che è, lanciando addosso ai poveri Femtiti un manipolo di Guardiani in armi prima che i suoi uomini avessero saldamente in pugno la piccola Talitha?

In quel momento Talitha lanciò un grido: «Imboscata!» E fu il caos.

What a cliff *.* dunque, riassumo: il viaggio dura due giorni, nella notte del secondo Saiph tenta di liberare Talitha ma viene scoperto da Eshar, e appena prima che quest’ultimo possa bloccarlo, si scatena il parapiglia: i Guardiani del perfidissimo saltano addosso dalla cima degli alberi

Era stato per caso che Talitha, mentre il ribelle le legava di nuovo mani e piedi, aveva alzato gli occhi al cielo, rischiarato appena dall’alba.
All’inizio aveva colto solo il profilo dei rami scuri contornati dalle tipiche foglie aghiformi. Poi aveva intravisto alcune figure strane, che si staccavano dalle sagome dei Talareth come piccoli agglomerati di buio. Mentre cercava di metterle a fuoco, aveva ricordato l’inizio della sua fuga, quando lei e Saiph si erano mossi sui rami più alti dell’immenso albero che copriva Messe.
Non sarebbe mai venuto in mente a nessuno di farlo. O almeno così credeva, prima di vedere quello che di lì a poco si sarebbe scatenato sopra le loro teste.

 Chi ha detto “La foresta dei pugnali Volanti”?

L’attacco dei Guardiani

Ora, se io fossi il Cattivo e volessi assolutamente fare il Cattivo (per esigenze contrattuali beninteso!) mi sarei presentato carino&coccoloso al punto d’incontro con una forza ingente, tenuta ben nascosta, e l’avrei scatenata addosso ai miei nemici dopo aver ottenuto ciò che mi sta a cuore: nella fattispecie, Talitha; così sarei stato sicuro di spuntarla, e magari avrei evitato di rischiare la testa dei miei uomini inutilmente (vabbè che se sono cattivo non è che me ne fotte poi più di tanto…). Così ci allineiamo al cliché della Battaglia Improvvisa Che Non Può Non Essere Vinta…perché qualcuno ha dei dubbi che i Nostri la spunteranno? Il combattimento è finalmente mostrato in quasi tutta la sua interezza, spuntano alcune sciatterie:

Quattro Talariti con le divise della Guardia e le spade sguainate balzarono fuori dalle fronde e si calarono a terra con delle corde(apparentemente lapalissiano, se uno non si ricorda della Foresta dei Pugnali Volanti: altrimenti ensa che usino i bambù NdR), subito seguiti da altri, mentre un numero imprecisato di arcieri facevano piovere frecce dall’alto.
[…]
Talitha si dibatteva con disperazione. (O.o? NdR)
[…]
«Liberami le mani, presto» gli disse trafelata(o.O? NdR)

…ma nel compenso siamo su livelli quasi accettabili. Non abbiamo, noi Lettori, dubbi in merito al fatto che Talita si getti nella mischia accanto ai Femtiti (evidentemente ha dimenticato le “grida di scherno” con cui l’avevano accolta):

«In questo momento non è quello più importante. I soldati di mio padre trucideranno questa gente se non rimango qui a difenderla. Conosco i Guardiani e le loro tecniche meglio di chiunque altro. Se vuoi, va’ via tu (magari quando stacco ci vediamo per uno spritz al bar di Piazza della Repubblica, NdR)»

Ora vi offro della fuffa: parte #1:

Talitha gli rivolse un sorriso complice e battagliero (…? NdR), e insieme tornarono dove infuriava il combattimento. La Spada di Verba era in mano a un Talarita che si stava accanendo su uno dei ribelli. Con un urlo, Talitha gli saltò al collo e gli affondò il pugnale nella schiena. L’uomo stramazzò al suolo senza un lamento, e lei fu libera di riprendersi la sua arma.
La sensazione che le diede stringerla in mano fu indescrivibile (sciatto, NdR): si sentiva di nuovo intera, come se avesse ritrovato un pezzo di sé che aveva perduto da troppo tempo (fuffoso, NdR). Accarezzò un istante la lama, e lo fece con tale trasporto che si ferì un dito. Fu un dolore pungente che sembrò (errore da dilettante alla sua prima stesura: O il dolore si propaga, O il dolore non si propaga, scrivere “sembrò propagarsi” è una pila di fumante sterco di mezzorco cacato direttamente sul viale dove il Re passeggia ogni mattina con la sua concubina favorita, NdR) propagarsi a tutta la mano, quindi al braccio e infine esplodere dentro i suoi occhi. Per un attimo barcollò sotto l’ondata di quelle sensazioni (…aneurisma fulminante? Ischemia cerebrale?? Ictus?!? *_* NdR), poi si riprese, evitando per un pelo di rimanere infilzata da una freccia piovuta dall’alto che le graffiò dolorosamente una spalla (fuffoso: se sei sadomasochista, puoi scrivere “graffiò piacevolmente”, in caso contrario è palese che si tratta di un graffio doloroso, e solo un dilettante lo specifica, NdR).

Parte #2:

Alzò gli occhi e contò quattro arcieri (il “numero imprecisato” si concretizza, NdR), appollaiati sui rami. Vicino a loro pendevano le corde che avevano usato i loro compagni per calarsi a terra, e poco lontano c’era una spada caduta di mano a un Guardiano ucciso.
Talitha la raccolse rapida e si concentrò sul frammento di Pietra dell’Aria incastonato sulla punta della lama. Ricordava bene la formula (quale formula? o.O NdR), e sentì l’Es rimescolarsi nel petto fino a condensarsi intorno alla pietra. Tese una mano verso l’alto, pronunciò una parola (solo a me viene in mente il terribile “BRISINGR!” con cui Eragon fa fuori il Cattivo alla fine dell’omonimo libro? NdR) e lasciò che l’energia a lungo repressa trovasse sfogo (…solo io penso a una scena di Scary Movie 1 o 2 – non ricordo – dove la tipa che fa sesso per la prima volta viene sollevata da un geyser di…hem…béchamelle? :S NdR). Un’unica fiammata esplose intorno a lei, investendo le funi. Il fuoco si appiccò rapidissimo e in un istante percorse le corde tutte insieme, come fossero intrise di un materiale infiammabile. Ma non si trattava di semplice fuoco: era l’Es stesso che bruciava, più dirompente di un incendio, e nemmeno l’acqua avrebbe potuto spegnerlo.

…kamehameha? Credo sarebbe stato meglio mostrare Talitha che si arrampica e va a prenderli, o che trova un arco – che, come è logico aspettarsi in ambito Troisiano, non necessita di forza per essere teso – e si dedica a un po’ di sniping indiscriminato, questa cosa da cartone giappnese mi lascia un po’ così o.O non hai mai usato la maGGia per fare fuori qualcuno e adesso…questo? In ogni caso, grazie al cielo si mostra e non si raccontano di generici fendenti e parate: col tempo la scrittrice si farà, non pretendiamo troppo, dopo 14 libri ha appena saputo che esiste lo show dont tell e per lei è un nuovo mondo lieto e gaio happyfaic (anche se lo usa col cu con grave imperizia). A questo punto, qualcuno ha perso delle metafore? No perché ne ho trovate due…^_______^

I Talariti furono raggiunti in un baleno e presero a dibattersi convulsamente (fa schifo >.< NdR) sui rami del Talareth, simili a vampe colpite dal vento. Uno perse subito l’equilibrio e si abbatté al suolo come una fiaccola gettata in un pozzo.

(entrambe dimenticabili come un attacco di gonorrea acuta, dico io >.< il motivo per cui sono finite qui è soltanto questo: qualcuno le ha dimenticate, e questo qualcuno dovrebbe venire a riprendersele perché non è bello spargere rifiuti pericolosi nel prato, poi i coniglietti pascolano e quando li sgozzo per mangiarmeli mi avveleno >.<).

  • momento di riflessione ora, bimbi belli: ma i Talareth non erano ignifughi fino al libro precedente?

“Diavolo!!!”

…perché, per come lo descrivi, risulta necessario che i rami avvampino e propaghino il fuoco ai cecchini; viceversa NON RISULTA CREDIBILE che gli stessi abbiano preso fuoco semplicemente dalle corde, dato che 1) non sono omini di paglia cosparsi di kerosene, 2) non hanno le corde legate alle caviglie, e 3) se il Talareth è ignifugo, il ramo a cui le corde sono legate ferma il fuoco in ogni caso. Come vedete, stabilito il punto anche Megassa ha ragione di perplimersi; io personalmente sarei più propenso a credere che il tunnel geognostico della Tav sia in realtà un collegamento al centro della terra – naturalmente come l’aveva descritto  Giulio Verne, con il lago, i dinosauri e tutto il resto – piuttosto che pensare che i Talareth prendano fuoco perché è la magia di Talitha a permetterlo! Naturalmente anche la spiegazione alternativa, secondo la quale ti sei zappata di nuovo i piedi, è ottimamente accettabile ^________^

  • non pretendiamo troppo, in ogni caso, stai ancora imparando…anche se sei un’autrice da milioni e milioni (almeno tre, mi dicono le mie fonti) di copie…>.<

Facciamo ora conoscenza con un nuovo potere della Nostra – in effetti è stata un libro intero a fare la ragazzina inetta, vuoi che non la Mary-suiamo un pochetto adesso? Parliano nella fattispecie della Spada Rinvigorente! E già che ci siamo, ci dimentichiamo di nuovo dello show don’t tell, avevo parlato troppo presto >.<

La battaglia intanto continuava cruenta. Quattro guerrieri talariti giacevano al suolo in una pozza di sangue assieme a un ribelle, mentre altri cinque continuavano a combattere con tutte le loro forze.
Talitha si gettò sul nemico più vicino e riuscì a prenderlo alla sprovvista, colpendolo con (un grosso tordo? NdR) un ampio tondo. Non appena la lama penetrò nella carne del Guardiano, sentì di nuovo la scossa che aveva provato prima, solo molto più forte. Fu un istante, ma un istante di dolore assoluto. Non era il semplice contraccolpo del suo attacco, era sofferenza vera, tanto che credette di essere stata ferita. Ma il dolore, improvviso com’era apparso, scomparve mentre l’avversario cadeva a terra.
Talitha rimase immobile davanti al corpo dell’uomo che aveva ucciso. Era sempre più confusa. Cosa mi sta succedendo?
Non ebbe il tempo di riflettere perché due Guardiani le si fecero da presso, brandendo grosse spade. Con una serie di movimenti rapidissimi, Talitha parò tutti i loro fendenti che le piovevano addosso da ogni direzione. Poi provò ad aprire la guardia e attaccò con un tondo che colpì di striscio uno dei due.
Di nuovo dolore, come se la ferita fosse stata inferta alla sua carne anziché a quella del nemico. Durò un attimo appena, ma di nuovo fu terribile. Eppure, più provava dolore, più le sue forze sembravano moltiplicarsi.

Da quel che ho capito, sembra che la spada rubi energia vitale ai nemici e la trasferisca a Talitha; il processo è doloroso *.* ma la ricarica quando usa la magia: una trovata buona, ma resa in modo mediocre e soprattutto senza nessun drawback (magari potresti far capire al lettore che la volontà di gettarsi nella mischia, nelle battaglie che seguiranno, è indotta dalla spada stessa…o mettere qualche sorta di handicap al personaggio, anche soltanto una progressiva pazzia, così da renderla meno Mary Sue…). La battaglia finisce, Talitha mostra – e poteva essere altrimenti – clemenza verso l’ultimo sopravvissuto…

Si interruppe, distratta da un grido (O.o? NdR) Proveniva da un Talarita, un ragazzo poco più grande di lei che, quando si accorse di essere rimasto solo, gettò la spada e si inginocchiò a terra, alzando le mani in segno di resa.
«Mi arrendo, mi arrendo!» urlò. Sul suo volto era impresso un terrore assoluto.
A Talitha parve ancora più giovane di quanto doveva essere, nulla più che un ragazzino prestato alla guerra. I quattro Femtiti sopravvissuti lo circondavano guardandolo con disprezzo. Uno di loro gli si mise alle spalle e sollevò la spada.
«Vi prego, sono disarmato, vi supplico!» mugolò lui, gli occhi chiusi e il volto pallido, madido di sudore.
Il ribelle stava per colpire, ma Talitha gli afferrò il braccio e delicatamente glielo fece abbassare. Il ragazzo cadde carponi, ansimante, conteso tra la paura e il sollievo per lo scampato pericolo.
[…]
Lei gli puntò la spada alla gola. «Ti lascio libero perché tu possa raccontare a mio padre quello che è successo. Digli di non provare più a cercarmi, o scorrerà altro sangue (perché io sono la legg, NdR) Adesso va’.» Il ragazzo si tirò su di scatto, incespicò, quindi si mise a correre più forte che poteva nel folto del bosco. Per qualche istante la radura rimase assorta in un silenzio stupefatto.

…poi succede una cosa strana…

Talitha non reagì, ma Eshar mise una mano sulla spalla del compagno.
«Thres, calmati» disse piano.
«Ma lei… non può farlo» protestò l’altro digrignando i denti.

(me lo dici tu come fai a digrignare i denti e a parlare?!?) dopodiché tutti amici come prima, anzi: più di prima! ^_^

Lui la guardò serio.
«Hai dimostrato di essere una brava guerriera, hai combattuto al nostro fianco, e per questo non sarai più legata. Ma ti chiedo di mettere giù la spada» le disse.
«No. Non lascerà mai più il mio pugno, d’ora in poi.»
«Non puoi tenerla.»
«Avete visto cosa è in grado di fare? Vi consiglio di non sfidarmi.»
«Allora devi darmi la tua parola d’onore che non la userai contro nessuno dei miei fratelli

…WTF? Il partigiano dice al fascio: “ti ridò il fucile se prometti di non dare più fastidio a quei poveri ebrei che non ti hanno fatto nulla. Ah, e se per caso passa Mussolini, sparagli in testa mi raccomando”. Il fascio annuisce con un sorriso che va da un orecchio all’altro.

Davanti al suo silenzio, Talitha parve calmarsi (fuffa, a costo di ripetermi: O ti calmi, O non ti calmi: “parve” calmarsi un bel cazzo ripieno, NdR).
«Ti do la mia parola che, se non verrò attaccata, non la userò. Ma se cercherete di imprigionarmi ancora, sarò costretta a difendermi, anche se è l’ultima cosa che voglio. Allora, torniamo al villaggio

…prima però passiamo dal bar di Piazza della Repubblica per uno spritz…

I Femtiti e i Talariti, tutti amici! Spritz 4 everyone!!!!11!!1!!

MA DAI! Passaggio forzato, alternative? Ad esempio

  1. Talitha che scappa via prima che la battaglia finisca senza salvare il superstite: perché ritengo che qua si dovesse far prendere al libro un’altra strada: NON è infatti plausibile che dopo dieci minuti di combattimento dalla stessa parte si possa dare credito alla “parola” di un nemico atavico; va bene l’affratellamento della battaglia, però…
  2. Talitha che cede messa davanti alla prospettiva di massacrare i Femtiti che lei stessa ha salvato
  3. Talitha che viene sopraffatta dalla spada, che la trascina in un godibilissimo killing spree *_______* io l’avrei fatto, fossi stato nei panni dello scrittre, e ne sarei stato sorpreso in quelli del lettore: forse per. in tal caso, il libro non sarebbe più stato per Young Adults :P e poi la trama sarebbe stata del tutto diversa…però, quanto sarebbe stato serio se la spada si fosse messa a controllare Talitha? ^_____^

Anyway, si torna al campo dei ribelli: naturalmente Gerner non può che essere impressionato, e altrettanto naturalmente non può che concedere a Talitha la libertà (dato che le cose _dovevano andare_ così, non sarebbe stato nulla far ingoiare a Talitha un altro rospo, con Eshar che le sequestrava la spada e una volta al campo, dopo il conciliabolo col grande capo, gliela restituiva con tante scuse).

«Va bene» concesse Gerner. «Resterà con noi, e non la tratteremo più come prigioniera. Una spada in più ci farà comodo. Tuttavia non potrà essere messa a parte delle nostre strategie

…banana? :P cambio di scena, segue pistolotto etico-morale nella stanza di Talitha, fra lei e Saiph (ma quand’è che si accoppiano, morte e dannazione? X.x)

Talitha si stese sul suo giaciglio e lo guardò con la testa appoggiata a una mano (…lol? Talitha-quasi-senza-testa xD NdR).
«No, a dire il vero non lo so. Potresti convincerli a fare quello che vuoi, potresti perfino fermare la guerra, visto che la odi tanto
«Non la fermerei. La infiammerei ancora di più; diventerei un idolo, nel nome del quale i Femtiti continuerebbero a spargere sangue per conquistare la libertà. Io non voglio essere questo (meglio continuare a servire, vero? :P NdR). E poi Gerner l’ha messo bene in chiaro: devo essere l’eroe di cui i Femtiti hanno bisogno, nient’altro. Altrimenti, anche se fossi il messia, mi taglierebbe la testa.»
«Non lo farebbe mai, non gli converrebbe: sei troppo importante per lui.»
«Non è così. Se mi ribellassi, potrebbe eliminarmi e fingere che io sia morto in battaglia. E allora diventerei un simbolo ancora più forte: un martire da vendicare.»
«Ma se sapesse che sei il messia non ti torcerebbe un capello… non ne avrebbe il coraggio.»
«Come eroe ho già provocato fiumi di sangue… pensa come messia.»
«È sangue necessario, Saiph.»
«Sai che non credo nella guerra.»

…fate la morra, non fate la guerra d.d almeno si spiega il perché vuole mascherare la sua capacità di provare dolore, coooomunque! La prima parte del libro finisce con Talitha che dice di non trovarsi poi così tanto male, nel fuoco della battaglia – qualcuno ha detto Nihal? X.x – e Saiph che si rimette di buona lena a decifrare il diario di Verba: sarà lui, nel seguito, a partire per la missione – chi ha detto Sennar? x.X – in cerca dell’eretico, mentre la sua amata padroncina giocherà al massacro e andrà quasi a letto con un uomo molto più grande di lei! OMFG!!1!!11!!!!

  • …tranquilli, essendo un libro per Young Adults, anche se lei ha quasi diciott’anni, rispettiamo il politicamente corretto e non ci saranno ponti con gli intimi che diverranno solidi, né tampoco trasferimenti di fluidi corporei non autorizzati :P le vostre figlie potranno continuare a leggere questo libro senza riportare danni permanenti alla loro fragile psiche…salvo poi sapere che (oVVove oVVove) a 14 anni hanno avuto la loro prima volta col compagno di banco, di buona famiglia, figlio di un gran lavoratore e perdipiù cattolico: s’impone il matrimonio riparatore!

…devo smetterla di trincare limoncello a stomaco vuoto, poi parto per la tangente e non la smetto più di dire minchiate d.d comunque: la seconda parte del libro inizia con il solito…prologo? Nooo-o! Proprio non volete crederci, che Licia abbia imparato a scrivere, eh? Semplicemente abbiamo Talitha che riflette sul suo essere emarginata e non considerata:

Mentre aspettava il momento giusto per andarsene, Talitha fece del suo meglio per non attirare le attenzioni su di sé. Mangiava con i ribelli, si vestiva come loro e dava una mano nei lavori all’accampamento. Ma per quanto si sforzasse, nessuno si fidava di lei fino in fondo, e nessuno l’avrebbe voluta al proprio fianco durante un combattimento. Non solo perché era Talarita, ma perché (era piccola&nera d.d NdR) era una donna.
Per Talitha era una regola insolita, perché presso i Talariti il combattimento non era riservato solo agli uomini. Certo, le donne che si arruolavano nella Guardia erano per lo più di bassa estrazione sociale, impiegate in città piuttosto che in operazioni di guerra vere e proprie, ma non c’era nulla di strano in una femmina con la spada. Presso i Femtiti invece le cose erano completamente diverse.
Le donne a Sesshas Enar non erano ammesse al combattimento (sessisti! x((( NdR). I pugnali di cui erano armate servivano più che altro per autodifesa, e i loro compiti nel campo si riducevano a preparare il cibo per gli uomini, aver cura delle armi e occuparsi di faccende che avevano poco a che vedere con la battaglia: fare le spie e le staffette, mantenere le comunicazioni con gli altri gruppi. Non a caso, tutti guardavano con riprovazione la grossa spada che pendeva al fianco della giovane Talarita.

…poteva mancare, tale pistolotto? Mais non! ^____^ sarebbe come chiedere al sindaco di Poirino di presentarsi senza fascia tricolore alla sagra dell’asparago e della tinga d.d raccontato per qualche pagina, poi Talitha viene convocata da Gerner…

«Ho bisogno del tuo aiuto» le disse. Talitha gli rivolse uno sguardo interrogativo.
«Del mio aiuto?»
«Proprio così. In battaglia» precisò Gerner.

“…dobbiamo proprio fare la rivoluzione…”
“Prima non preferiresti una merendina muccosa?”

U-A-U! *____* e io che pensavo volesse offrirti un posto al bordello del campo d.d eh si, i ribelli devono PROPRIO portare avanti la rivoluzione, e hanno scelto il loro obiettivo: una miniera di ghiaccio ai confini del Regno dell’Inverno, ci sono degli schiavi imprigionati a seguito di una sollevazione fallita, e naturalmente loro devono partire, armi e bagagli, per andare a liberarli.  La Nostra non può che gradire il frangente…

Talitha sentì il cuore esploderle in petto (…dicesi infarto, fulminante se siamo fortunati, NdR) Sapeva che il suo compito era un altro, ma fremeva al pensiero di essere coinvolta in una vera azione di guerra. Era quello che desiderava da sempre: combattere al fianco dei ribelli, come una di loro.
Nascose il suo entusiasmo con un cenno di assenso. «Farò del mio meglio

…ci contiamo tutti, patatina. Ah dimenticavo: se ti dimentichi la pelliccia (termine tecnico, gli addetti ai lavori capiranno, NdR) a casa, torni a prenderla e poi ti inginocchi sulle nocciole =)))

Locandine fatte aff(l)iggere il giorno dopo da Gerner per indurre tutta la vile marmaglia a seguire l’esempio di Talitha: QUESTA è vera propaganda!

Naturalmente Talitha bisticcia con Saiph, che vuole ripartire per mettersi alle costole di Verba, e questo sarà soltanto il primo litigio in materia…che [SPOILER!] porterà i due a una tragica rottura un centinaio di pagine più avanti (prego le tredicenni dal pianto facile in sala, di servirsi dei fazzolettini di carta e non infeltrirmi il gatto, grazie). Ci si sposta dunque sul luogo…non fremete anche voi nell’attesa dei nuovi combattimenti che ci aspettano? (il “no” non è una risposta accettabile, sappiatelo >.<)

All’alba del terzo giorno giunsero in vista del campo: era un villaggio in rovina, le capanne rase al suolo e consumate dal fuoco, all’ombra di un Talareth magro e sofferente.
Tutto era già pronto per l’esecuzione. Talitha poteva intravedere il brillio azzurro dei Bastoni e una ventina di Femtiti stretti l’uno all’altro, terrorizzati, circondati da almeno il doppio di guerrieri talariti.
Non c’era tempo per pianificare un’azione, né per appostarsi. Piombarono con i draghi sul villaggio, e fu guerra.

Qui Licia dà nuova prova di essersi dimenticata delle lezioni alla scuola serale di show dont tell, infatti a mio parere il tafferuglio che segue è una porcata:

 Talitha lasciò che la furia la dominasse. Tutto era incredibilmente simile a quanto era accaduto a Orea, persino l’odore del fuoco che bruciava le case e i loro abitanti. I ricordi del villaggio distrutto da suo padre si sovrapposero alle immagini della battaglia e scatenarono in lei una rabbia incontenibile.
Urlò con tutto il fiato, sguainò la spada e iniziò a combattere. Un Guardiano le corse incontro roteando una mazza ferrata, ma lei fu svelta e gli affondò la spada nel braccio. Nell’istante stesso in cui l’avversario si accasciò a terra, fu attraversata da una vampa di dolore. Era la stessa orribile sensazione che aveva provato quando aveva ucciso i Talariti durante l’imboscata.
Eppure, sebbene si trattasse di un dolore tremendo, non le impediva di vibrare colpi letali. Anzi, era come se fosse un aspetto naturale della guerra, e la spingeva a colpire ancora e ancora, in una specie di smania di aggredire e ferirsi, di infliggere dolore e provarne sulla propria pelle.

Fatemi pensare…THIS IS FUFFA! @__@e io che speravo avesse imparato ç_ç l’incantesimo della spada è ancora in vigore, comunque, e Talitha è più Mary Sue che mai (Zatoichi fa seppuku, davanti a tale incontenibile miticità) oltre che indiscutibilmente sadomasochista *_* amo le mistress…hem xD ripeto: un combattimento di solo mostrato, dall’inizio alla fine come Cristo comanda, sarebbe stato meglio di questa roba; in ogni caso non possono esserci dubbi sul fatto che i ribelli riusciranno: e dopo la battaglia – anzi mentre la gente ancora agonizza sul campo – Talitha fa sapere a Saiph che quella è la sua vita…

Talitha annuì, pensierosa e triste. «Hai ragione» disse. «La missione non può aspettare. Ma io non posso lasciare i tuoi fratelli. Non adesso.» Saiph era sbigottito.
«Che cosa stai dicendo?»
«Saiph… Sono pochi e male in arnese. Hanno bisogno di chiunque sia in grado di combattere, sono state le esatte parole di Gerner. E poi… poi io sono stata nella Guardia, posso dar loro informazioni che non potrebbero avere per altra via… E ho la magia. Ho curato te, potrei curare tutti gli altri molto più efficacemente di qualsiasi Femtita. Saiph, che senso ha salvare questo mondo se i ribelli saranno sconfitti, se ancora ci saranno sofferenza, morte e schiavitù?»
«Talitha, ci sarà tempo dopo per combattere.» (…dopo lo spritz! NdR)
«No! Se i ribelli saranno sconfitti ora, ci vorranno secoli prima che una nuova rivolta prenda piede. Devo aiutarli adesso, mi capisci? (niente spritz? x( NdR) Non posso voltar loro le spalle. Non dopo quello che ha fatto la mia gente.»
«E allora, come faremo?» chiese Saiph. «Chi cercherà Verba?»
Talitha lo guardò intensamente. «Tu» disse (“…ma soltanto dopo lo spritz!” NdR).

Tralasciando la fuffosità del “guardò intensamente”, a sera Talitha viene convocata dal Capo, che manifesta apprezzamento…

Talitha percepì una sensazione confortante diffondersi nel petto. Finalmente era parte della comunità, e perfino nell’atteggiamento burbero e scostante di Gerner scorse un barlume di autentica riconoscenza.

…e finalmente è tempo che i due si separino:

Era Talitha che stava abbandonando al suo destino, la ragazza che aveva sempre protetto e per cui avrebbe dato la vita (…nonché gettato col suo intimo un ponte davvero solido! NdR). La stava lasciando sola, a combattere contro un esercito. Fu tentato di rimanere, di mandare tutto all’aria, perché pur di starle accanto sarebbe bruciato volentieri sotto i raggi di Cetus. Ma non poteva farlo. Talitha gli afferrò la mano.
«Dove andrai?»
«I diari parlano di un rifugio scavato in una montagna, in una zona del Bosco del Divieto che dovrebbe trovarsi molto a nord, stando alle sue osservazioni sul clima. È laggiù che ha combattuto, ed è il luogo in cui è più probabile sia tornato.»
«Stai attento là fuori, stupido schiavo» tentò di scherzare Talitha.
«Sai che è la cosa che mi riesce meglio» rispose lui. Poi si infilò la bisaccia sulle spalle e socchiuse la porta della capanna.

…praticamente Sennar che va alla ricerca del Mondo Sommerso, per fortuna senza gli svarioni delle Cronache II. Il mattino dopo, Gerner s’incazza per la fuga di Saiph, ma abbozza capendo che adesso potrà usare Talitha come simbolo della ribellione; subito dopo c’è un colpo di scena: la ragazza viene inviata di pattuglia con Eshar, e qui, ai confini del Bosco del Divieto…

Mentre facevano cambiare direzione al drago per tornare verso il campo, scorsero una grossa nuvola bianca all’orizzonte. Talitha provò un brivido di paura, ed Eshar le confermò i suoi timori. «È la bestia di neve» disse. «E da come si agita, ha catturato qualche preda.»
«Dobbiamo intervenire» esclamò Talitha senza esitare. «
[…]
Un silenzio assoluto riempì la piana. A terra restavano due corpi, un Femtita e un Talarita. Eshar corse verso il primo.
«Tutto bene, è vivo» disse. Talitha voltò il Talarita, e rimase senza fiato. Lo riconobbe subito: era un uomo dai lineamenti marcati, i capelli di un rosso cupo e un accenno di barba. Aprì appena gli occhi, prima di perdere definitivamente i sensi, e le sorrise sfrontato, segno che anche lui l’aveva riconosciuta.
«Guarda un po’… la mia preda» sussurrò. Era Melkise.

…venuto a cercare asilo presso i Femtiti ribelli per proteggere il suo piccolo tirapiedi, Grif. Noi non abbiamo dubbi in merito al fatto che Talitha perdonerà, e arriverà addirittura a rischiare la vita per il suo ex aguzzino; infatti Gerner vuole fare a fette l’odiato Talarita, ma la ragazza si mette in mezzo!

Il destino di Melkise venne discusso pubblicamente davanti a tutto il villaggio, la sera stessa. Il cacciatore di taglie era di nuovo al centro del cerchio dei Femtiti, legato. Sembrava sereno, il solito sorriso sulle labbra.
Quando Gerner entrò, il silenzio scese sull’uditorio.
«Ho preso una decisione riguardo al nostro prigioniero. Anche se ha affermato di venire in pace, Melkise è un cacciatore di taglie e ha le mani sporche del sangue dei nostri simili. Ha detto che non rivelerebbe mai a nessuno la posizione del nostro campo, ma tutti noi sappiamo quanto vale la parola di un Talarita. Soprattutto di uno come lui. Ho quindi deciso che per la nostra sicurezza deve essere giustiziato.»
[…]
Fu allora che Talitha si fece avanti. «Chiedo parola.»
Gerner la guardò ostile, ma lei aveva già attirato l’attenzione dei presenti.
«Vi chiedo soltanto di riflettere a fondo sul destino di quest’uomo. Sì, in passato è stato un nemico che non ha fatto distinzione tra Femtiti e Talariti quando si trattava di incassare una taglia. Fino a qualche giorno fa anch’io avrei voluto vederlo morto. Ma è venuto qui disarmato, affrontando i pericoli dei Monti di Ghiaccio, e vi ha messo in mano la sua vita solo per salvare quella di un ragazzo che ha cresciuto come fosse suo figlio. Esattamente come me, ha rinnegato il suo sangue.»
Si guardò attorno, cercando comprensione in quella selva di sguardi che si sentiva puntati addosso.
[…]
«Garantisco io per lui» disse. Gerner sgranò su di lei due occhi increduli.
Un mormorio concitato si levò dai presenti, e Talitha vi lesse una silenziosa approvazione, qualcosa di simile all’ammirazione.
«Risponderò io in prima persona di qualunque azione si renderà responsabile. Sono pronta a sacrificarmi se vi tradirà.»
«Talitha…» sussurrò Melkise, sconcertato, ma lei lo ignorò. Si volse verso i Femtiti e li sfidò con lo sguardo. Tutti scrutavano Gerner senza fiatare, in attesa che pronunciasse il suo verdetto. Fu Eshar a rompere il silenzio.
«Gerner, non possiamo negarle questo diritto. La ragazza si è avvalsa della legge della Garanzia. E le leggi che valgono per noi devono valere anche per lei
Il capo corrugò la fronte, dubbioso. Poi guardò Talitha dritto negli occhi.
«Eshar dice il vero. La legge è la legge, e noi Femtiti la rispettiamo. Questo ci rende diversi da chi per millenni ci ha tenuti in schiavitù. Sei sicura di renderti conto di cosa stai facendo, ragazzina incosciente?»
Talitha annuì.

…per tacere del fatto che questa è la prima volta nel libro che la Legge della Garanzia viene nominata; e abbiamo dubbi sul fatto che Melkise si comporterà da bravo bambino? ^____^ a questo punto i cliché si sprecano, e la prevedibilità della trama segue quella dei pattern delle visite di una vecchia zia abitudinaria d.d ma tant’è…quanche decina di pagine più avanti, Melikse verrà addirittura arruolato fra i combattenti Femtiti in occasione di un nuovo assalto a una nuova miniera di ghiaccio (un po’ di fantasia…fategli assalire un supermercato della Coop a questo punto, chessò!).

Salto di prospettiva adesso: mentre l’Armata Brancaleone si prepara all’assalto, noi assistiamo a una riflessione della novizia Kora, la vecchia amica di Talitha, presso il monastero ricostruito: la ragazza ha – naturalmente – dei sospetti in merito a Grele e alla sua folgorante carriera che l’ha portata ad assurgere al ruolo di Sacerdotessa; in particolare:

Era accaduto una notte quando, dopo essersi attardata al tempio a pregare, aveva colto alla luce fioca delle lune due figure vicino al refettorio. Accortasi che una era Grele, l’istinto le aveva suggerito di nascondersi. Con lei c’era un giovane schiavo, uno di quelli addetti alla preparazione del cibo, e Kora aveva visto Grele consegnargli qualcosa che non era stata in grado di distinguere.
Ma dai loro modi circospetti, doveva essere qualcosa di importante. E, per qualche motivo, segreto.

Abbiamo dei dubbi in merito la fatto che lei ficcherà il nasino?

Il ragazzo parlò con voce talmente bassa che Kora faticava a sentire.
«La sacerdotessa Grele sta curando Sua Eminenza la Piccola Madre, ma di nascosto dalla sua Curatrice. Dice che non si fida delle medicine che le prescrive, e vuole che io dia a Sua Eminenza una medicina speciale.»
«E tu gliela stai dando?» chiese Kora.
«Sì» mormorò lui curvando le spalle.
«Da quanto tempo?»
«Due settimane.» Kora sentì un lungo brivido percorrerle le braccia. Era circa da due settimane che la salute della Piccola Madre era peggiorata.
[…]
«Allora senti come faremo. Domani sera te la farai dare, ma invece di portarla alla Piccola Madre, la farai avere a me.»
«E come farà la Piccola Madre, senza?»
«Te la restituirò, non ti preoccupare.»

…non mi è chiaro né il passaggio logico, né il perché lo schiavo ceda alle richieste di una novizia qualunque sapendo di potersi aspettare soltanto la morte per bastonate, se sgarra, dal suo legittimo padrone. Forse che gli schiavi ubbidiscono a chiunque? Mi pare poco probabile, i padroni sicuramente li avranno istruiti a non farlo, magari anche usando incantesimi; volendo fare una cosa per bene si sarebbe potuta inserire una causa scatenante per convincerlo ad assecondare le richieste di Kora: la più banale che mi viene in mente è fare in modo che un suo compagno di servitù venga giustiziato a bastonate, così che l’onda della rivalsa possa rendere plausibile un suo tradimento. O magari fare in modo che Kora debba rompere – cazzo ne so – un sigillo mentale/controllo/sarcazzo di qualche tipo imposto dalle sacerdotesse su di lui. Non so, basta un qualcosa qualsiasi: così invece il suo rivolgimento di sensi non è ben mostrato, il passaggio è sbrigativo, non c’è conflitto e tutto si appiana troppo facilmente.

Torniamo adesso a Saiph, di cui vengono mostrate le gesta dopo che ha tagliato dall’accampamento dei ribelli: sta fuggendo attraverso il Bosco del Divieto, ma Licia a questo punto deve essersi resa conto di due incnvenienti:

  1. spingersi fuori dal Bosco senza una riserva d’aria, non si può; e far usare a Saiph, quando non ha mai praticato la magia prima, lo stesso incantesimo di Talitha, per legare un ramo di Talareth alla Pietra dell’Aria è una stupidaggine che nessuno – nemmeno la fanghèrl più sfegatata – potrebbe digerire
  2. che il pericolo di diventare vecchi, nel fargli tallonare Verba a piedi, è reale.

Come risolve l’autrice questi due problemi? Al primo ci mette una pezza con destrezza:

Poi, all’alba del quarto giorno, si imbatté in una scoperta che cambiò il viaggio: trovò le misteriose piante che i ribelli usavano per estrarre la gelatina necessaria a respirare, le aritelle.
[…]
Si trattava di piante che non aveva mai visto da nessun’altra parte, dalle foglie appuntite e carnose, disposte a forma di stella. Si alzavano per non più di un braccio da terra, ma i cespugli si allargavano anche per tre, quattro braccia. Al centro, in alcune si levava un sottile fusto che sosteneva uno splendido fiore azzurro, grosso quanto un palmo.
La gelatina, scoprì Saiph, si ricavava dalle foglie. Se le si spezzava, rivelavano un interno denso e acquoso. Bastava palmare la quantità ottenuta da una foglia all’interno di una sciarpa per avere due giorni d’aria garantiti. Il segreto stava nel fatto che quelle piante non avevano bisogno di terra, ma crescevano con le radici avvolte intorno alle vene sotterranee di Pietra dell’Aria, e in qualche modo dovevano assimilarne le proprietà.
Saiph ne fece scorta e si preparò a spingersi più a nord.

Infodump molesto, null’altro che il Narratore Onnisciente che parla col lettore credendolo diversametne astuto e gli spiega perché le aritelle permettono di essere usate per respirare: Licia, esiste una cosa che si chiama “sospensione dell’incredulità”; e questo è precisamente uno di quei frangenti in cui nel lettore medio questa cosa si attiva, senza che ti venga a tirarlo per la giacchetta e gli vomiti a tradimento il tuo spiegone >.< ma a parte questo, non le hai mai viste da nessuna parte e le riconosci subito? Non le hai mai usate e “scopri” immediatamente le loro proprietà? Questa cosa la puoi far piovere dall’alto soltanto in una partita di AD&D – dove ogni cosa che puoi fare è regolata da un tiro di dado – e in un libro per Young Adults, naturalmente. Non sarebbe stato meglio raccontare che al campo ti fai spiegare da qualcuno come usarle?

  • io so che la birra è fatta di orzo e luppolo, vagamente so come sono fatte le piante: secondo il ragionamento più in vigore a Talaria, mi basta versarli dentro una tinozza piena d’acqua, mescolare e attendere, e la Dreher non vedrà mai più i miei $oldi! Cazzo domani ci provo xD

Il secondo problema viene sistemato in maniera ancora più mentecatta: se state pensando a Saiph che trova un animale ferito, lo cura, e lui in cambio diventa suo fedele e insostituibile compagno di viaggio, ho il piacere di avvertirvi che vi siete sbagliati. Ma non di molto…

All’inizio di quel viaggio, però, mentre stava attraversando una radura in quota, un grido squarciò l’aria (…a parte la fuffosità estrema di questa scelta di parole: visto che si scoprirà che è un drago a cacciarlo, non sarebbe stato meglio dire “ruggito”? >.< NdR)
Si guardò istintivamente attorno in cerca di un nascondiglio, ma non c’era niente nelle vicinanze dietro cui ripararsi. Quel posto era disperatamente vuoto (come la testa di certi scrittori di mia conoscenza, NdR).Al grido seguì il suono vibrante di grandi ali che percuotevano l’aria.
Saiph ebbe la consapevolezza di non avere scampo. La bestia doveva aver sentito il suo odore (mentre è stato detto, nel corso dello stesso capitolo, che ti sei impiastrato i vestiti di resina odorosa proprio per mascherarlo! NdR). Pensò di provare con l’ulika, ma era un drago incredibilmente veloce, che l’avrebbe ucciso prima che lui riuscisse a intonare anche solo una nota.

L’ultima frase è, senza mezzi termini:

un cumulo di M E R D A, dalla prima all’ultima lettera, punto escluso

…ma soltanto perché mi sento buono. Queste parole non hanno il minimo motivo di essere, prima di tutto perché qui è il Narratore Onnisciente a parlare – e sebbene io sia un fanatico del meta-racconto, questo è proprio un punto dove non si sente il bisogno che io, Autore, venga a parlare a te Lettore – e poi perché in una situazione come questa, se vuoi che la scena fili liscia tu devi mostrare che cosa fa il personaggio, e devi farlo im-me-dia-ta-men-te senza perderti in chiacchiere inutili, così da trasmettere a chi ti legge l’urgenza della situazione e il rivolgersi rapido degli eventi! E infatti dopo lo fai, ma basta leggere la frase evidenziata per venire catapultati all’istante dal fianco di Saiph ad una finestra che si apre sulla radura dove Saiph sta camminando: inutile dire che non ci siamo… Comunque:

Preso dalla disperazione, afferrò ugualmente lo strumento e fece per portarlo alla bocca, ma la bestia gli apparve davanti in quello stesso istante.
Era un drago possente, lungo tre braccia abbondanti, identico a quelli che i ribelli usavano per spostarsi fatta eccezione per il colore, grigio con le ali di un azzurro stinto, e un ciuffo di piume blu sulla sommità del capo.

…hem…un affare – che tra l’altro sembra un tacchino, da come è descritto – poco più lungo di una utilitaria sarebbe possente? Ma a parte questo, di nuovo, io trovo che la narrazione sia stonata: non sarebbe stato meglio, volendo disquisire sulla possanza della bestia, parlare nei termini della sua altezza giacché la bestia in questione – in base a ciò che descrivi – si erge davanti a Saiph nel paragrafo dopo? Va bene, ho capito che tu intendi la lunghezza dell’animale, dalla testa alla punta della coda, ma come l’osservazione di prima, anche questa a parer mio è fuori posto e avrebbe dovuto essere cambiata dando alla scena una impostazione differente.
I concetti da trasmettere sono i seguenti: Saiph scappa, la bestiaccia gli piomba davanti, e la prima cosa che il personaggio nota, nel suo terrore, e fa notare a noi lettori senza che ci sia nessun Narratore Onnisciente a venire a tirarci per la giacchetta, è che la bestiaccia è imponente, torreggiante, alta (non “lunga”, ALTA, perché in quel momento tu la vedi incombere su di te e sei terrorizzato) e non gli lascia scampo. Un bravo scrittore lo sa fare; io – che scrittore non sono, ma amo giocare con le parole – dovrei mettermi giù di buzzo buono per cercare di rendere l’idea, e probabilmente non ci riuscirei; tu – che sei la scrittrice Italiana di fèntasi più fortunata venduta al mondo – fai invece una cosa del genere e il risultato, a mio parere, è bruttino, infarcito di fuffosità e tautologie: ho cercato di migliorarlo con le mie note a margine, ma come potete chiaramente vedere l’intento è riuscito soltanto a metà :P

L’animale si erse in tutta la sua altezza, spalancò le ali e ruggì. (questa è la PRIMA descrizione che il Lettore avrebbe dovuto trovarsi di fronte dopo la frase “la bestia gli apparve davanti in quello stesso istante” del paragrafo precedente… NdR)
Saiph era pietrificato dalla paura e dallo stupore (fuffa, NdR). Era uno spettacolo tremendo e bellissimo insieme (fuuuuffa! x( NdR) perché quella bestia emanava un’aura di potenza da cui si sentiva soverchiato (…FUUUUUUUFFAAA! NdR)
Cadde seduto (“in ginocchio” rende meglio, NdR), il drago scese sulle zampe anteriori (pleonastico, non c’è bisogno di specificarlo: o è un serpentaccio contorsionista del Circo Barnum, che plana sulla coda, rimane in equilibrio e si fa rimbalzare una palla sul naso; o atterra utilizzando un retrorazzo a gas di peto e rimane sospeso a due palmi dal suolo eliminando alla radice il problema della configurazione di discesa; oppure, in assenza delle opzioni precedenti e di qualsivoglia situazione diversa dall’ordinario, è _logico e lapalissiano_ che il drago scenda – sulle – fottute – zampe – del – cazzo! NdR), e per un istante fu solo silenzio. I suoi occhi erano rossi screziati d’oro, e Saiph si specchiò in essi. (…sigh? @__@ NdR). C’era qualcosa di insondabile e profondo in quello sguardo, una sorta di saggezza antica. (…ARGH?!? ç__ç NdR)
Il drago si avvicinò piano, sbuffando, e prese a odorargli la casacca. Saiph rimase immobile. Poi, istintivamente, allungò una mano verso la sua testa. Le dita la sfiorarono (…comecome non ci passano attraverso? :(__) Ma allora a che scopo descrivere un dettaglio così ovvio??? NdR), e la sensazione di freddo della pelle gli diede i brividi (“Cal, c’è uno zombi che parla francese alla porta: puzza, è sporco di terra, ha una marsina militare addosso e dice frasi ovvie e irritanti. Cosa facciamo, lo stronchiamo?” NdR).
Il drago parve apprezzare (APPREZZÒ, non “parve apprezzare”, “parve apprezzare” è SCIATTO, “parve apprezzare” è MERDA, perché un drago o apprezza la carezza che gli fai, o non lo apprezza e ti stacca la testa a morsi!!! ç_ç NdR) la carezza e lo guardò come in attesa. Infine chinò il capo davanti a lui, poggiando la gola a terra. Saiph non capiva cosa dovesse fare.
Era evidentemente un atto di sottomissione, ma quale ne era il motivo?

…già, quale è il motivo per il quale un drago selvatico, probabilmente affamato e sicuramente possente – almeno quanto un camper! –  si sottomette a Saiph invece di ridurlo a striscioline sottili quando prova a fare il grullo l’Orfeo della situazione? Vuoi mica dire che c’entra il suo essere quasi-messia? E in che modo poi, dato che non viene fatto cenno, fino a qui, a nessuna sua capacità o potere al di là dell’essere un personaggio piatto e irritante

  • …o magari…non sarà che…potrebbe essere…nah è troppo, anche per Licia…ma se ci trovassimo al cospetto del primo caso documentato in letteratura fèntasi di Draco Ex-Machina? xDDD

Ovviamente non sarà il primo, nah, manco per sogno =) se lo desiderate potete segnalarmi nei commenti le altre situazioni in cui un Eroe viene raggiunto, nel corso della sua Quest da un drago – un lungo drago, un possente drago! – che si mette a sua disposizione senza cercare di sbranarlo. Ovviamente escludiamo i romanzi di Pratchett e il fantasy umoristico, non perché io voglia male a questo filone – anzi considero Terry un autore validissimo – ma semplicemente perché LSdR è un libro che si prende sul serio e dunque noi dobbiamo paragonarlo ad altri libri seri: professionalità per il cazzo, professionalità ci vuole!!!

“Professionalità! Massacrerete questi Negri con ordine e disciplina, in fila per due, dopo avere presentato regolare modulo controfirmato dal Feldmaresciallo!”

Amo sparare stronzate a raffica, è una delle cose che mi riesce meglio ^__________^ comunque: alla guida della sua nuova drago-car, Saiph prosegue molto più agevolmente nel viaggio; infatti:

Dopo due giorni di volo, Saiph raggiunse l’estremo nord del Bosco del Divieto.

Siamo davanti a una catena montuosa  del tutto sconosciuta a qualsiasi altro, Talarita o Femtita…ma trovare il rifugio dell’eretico non sembra essere per nulla difficile…

Un paesaggio di rocce nere, muschio e licheni si estendeva a perdita d’occhio, e un freddo pungente gelava le ossa (show, don’t tell! NdR). Saiph sorvolò le vette finché non scorse una cavità scavata sul fianco di una montagna. Fece atterrare Mareth sulla piccola cengia che vi dava accesso e scese dalla sua groppa, avvicinandosi all’imboccatura della caverna come se stesse profanando un luogo sacro.

Ce la caviamo in un batter d’occhio quando la ricerca avrebbe dovuto essere, a rigor di logica, quella del classico ago in un pagliaio…ma va beh >.< altro colpo di scemna adesso:

Entrò lentamente. Sembrava la copia perfetta del rifugio che l’eretico si era ricavato ai bordi di Talaria, nei pressi di Orea. Il piccolo focolare in un canto, il giaciglio improvvisato, le scaffalature scavate direttamente nella roccia e ora vuote.
Se n’era andato un’altra volta.
Saiph rimase immobile al centro della stanza, le mani lungo i fianchi, i pugni stretti. Avrebbe voluto distruggere tutto (cioè…pietra e ghiaccio? o.O NdR), là dentro, dare sfogo alla rabbia che sentiva. Un altro buco nell’acqua, l’ennesimo.
Era stato tutto inutile. Davvero Verba non aveva alcuna intenzione di farsi trovare.
Diede un calcio ad alcuni sassi ammonticchiati a terra, che finirono dentro il focolare, facendo sollevare la cenere. Qualcosa di bianco occhieggiò tra i carboni. Saiph si avvicinò e lo prese tra le dita. Era un pezzetto di pergamena. Doveva essere stato infilato lì quando il fuoco era spento ormai da tempo, e per questo era rimasto intatto (Monsieur de La Palisse, encore vous! <.< NdR).
Lo svolse piano. Era scritto nella lingua di Verba, con quei caratteri che ormai aveva imparato a conoscere e che sapeva leggere.
Non appena l’ebbe decifrato, capì.
Era un messaggio per lui.

E su questo Cliff mentecatto, che non spoilero, cambiamo nuovamente punto di vista terminando (ed era tempo) uno dei capitoli a mio avviso più insulsi del libro. Torniamo adesso da Talitha, perché c’è di nuovo aria di guerra: Gerner vuole liberare il villaggio di Bemotha, nel Regno dell’Inverno, un posto di schiavi e miniere (ancora)

…dove era concentrato un grosso contingente di Guardiani.

Wut? Questa fa il paio con la fortezza assaltata perché (notare la correlazione campata in aria) le riserve di cibo e acqua stanno per finire; poco importa, purché si menino le mani! Naturalmente Melkise farà coppia con Talitha, e…

Durante i due giorni di viaggio, Talitha e Melkise trascorsero tutto il tempo in compagnia l’uno dell’altra. Talitha si accorse con stupore di sentirsi sempre più a proprio agio con lui. Era la prima volta che le capitava di stare così bene con una persona che non fosse Saiph.

I smell a romance! Sarà la volta che il libro prende una piega trasgressiva? :P Tranquilli, no. L’accampamento dei ribelli è nello stile delle Cronache, mi aspettavo di veder spuntare Ido da un momento all’altro; non manca una trovata bislacca: in pratica i ribelli hanno scavato tre tunnel dall’accampamento alla miniera…

[..] e ormai restava da demolire l’ultimo diaframma, in modo da fornire una via di fuga per i minatori. Loro avrebbero dovuto fermare eventuali soldati che avessero cercato di bloccarli.
«Eventuali?» esclamò Melkise. (questo salto invece è buono, rende fluida la narrazione! ;) NdR)
«Appena vedranno gli schiavi diminuire arriveranno a frotte.»
«Per questo dovremo essere rapidi» disse Gerner.
«Quanti siamo? Qualche centinaio?» chiese Melkise.
«Trecento, più o meno» confermò Gerner.

…THIS IS TALARIA!!!!!111!!!1!!!! comunque :P solo a me sembra una farloccata? Cioè, hai acquartierato un esercito (i trecento citati da Gerner, da quanto ho capito, sono soltanto il battaglione che darà l’assalto alla miniera) a poche miglia da un villaggio presidiato, e nessuno se n’è accorto?
In una posizione che dovrebbe essere strategica, per i difensori, e quindi controllata?
CON STORMI DI DRAGHI CHE ARRIVANO E RIPARTONO, come quello a dorso del quale giungono i Nostri?!?

Quattro accampamenti ribelli cingono d’assedio un villaggio di Talariti, indisturbati…

D’accordo che i draghi sono possenti, ma comunque un pelo più grossi di un rondone dovrebbero esserlo eh…e il fumo dei bivacchi? Licia, c’è un(‘altr)a zappa fra i tuoi piedi…
In qualsiasi caso, al consiglio di guerra si scopre che Melkise può aiutare: infatti il suo piccolo sottopancia, Grif, era prigioniero proprio in quell’insediamento (guarda la fortuna) e per questo – mi sfugge la correlazione – l’uomo propone di attirare i Guardiani sotto una cresta di ghiaccio che sorge a poca distanza dalla miniera stessa, quindi farla crollare e realizzare a costo zero un bel tumulo di odiati schiavisti ^____^ chi se ne occuperà? Brrrravi…

«Con la magia» rispose Melkise avvicinandosi a Talitha. «Con la magia possiamo fare tutto.» Lei lo guardò allibita.
«Ma io non ho mai fatto niente del genere!»
«Le sacerdotesse lo fanno di continuo, per aprire nuovi tunnel, e quel pezzo di ghiaccio ha più buchi di un colabrodo.»
«Io non sono una sacerdotessa, e il mio ciondolo di Pietra dell’Aria è quasi esaurito» obiettò Talitha prendendo in una mano il piccolo frammento che le pendeva dal collo.
«Un frammento di Pietra riusciremo a rimediarlo. Il gruppo di Oshav ha catturato alcune sacerdotesse, giorni fa» intervenne Gerner improvvisamente interessato.
«Anche con un ciondolo nuovo, non avrei la minima idea di come fare» insistette Talitha.
«So che troverai il modo» affermò Melkise, e la guardò con tale fiducia che lei si sentì costretta a riuscirci. Fece mente locale: se davvero quel ghiaccio si teneva su per miracolo, forse bastava scioglierne una parte.

Che dire, Piccole Mary-Sue crescono e Gianni Morandi intona “Uno su mille ce la fa” rendendosi oltremodo fastidioso; ma io dico, ma un cane di stregone addestrato, questi ribelli, non ce l’hanno? Un sacerdote rinnegato che possa assumersi l’onere di questa cosa in modo più plausibile, era troppo? Sarebbe stato molto più credibile se Talitha avesse ricevuto l’incarico di aiutare un altro mago, e poi durante la battaglia, per una qualsiasi concatenazione di eventi, fosse toccato a lei di completare la magia. UN cliché pure questo, ma almeno è più sensato… Segue pistolotto introspettivo fra i due compari, quella sera, che diciamocelo ci sta: è con questo che Licia cerca di approfondire la personalità dei suoi protagonisti, certo che se rendesse il tutto meno fuffoso e più verosimile sarebbe meglio…in ogni caso, il mattino dopo, terminano i preparativi: i ribelli hanno deviato il corso di un fiume che passava di lì per erodere le fondamenta della cresta di ghiaccio, e Gerner regala a Talitha un nuovo ciondolo di pietra dell’aria.

In rapida successione, i Guardiani vengono attirati in trappola…

Sapevano che prima di tutto era fondamentale attirare nella zona più Guardiani possibile, e nello stesso tempo allontanare gli schiavi che vi lavoravano per evitare che rimanessero coinvolti. Melkise afferrò quindi Talitha, le torse un braccio dietro la schiena e le portò il pugnale alla gola, poi la spinse fino all’orlo della cresta di ghiaccio. Lei pregò che resistesse. Doveva essere pregna d’acqua come un tessuto lasciato a mollo per ore. Eppure il pensiero che alle sue spalle c’era Melkise, che la stringeva con presa salda, la faceva sentire quasi sicura, come se nulla di male potesse accaderle.
«Eccola qua, la vostra contessina!» urlò Melkise. Sulle prime fu solo qualche Guardiano a sollevare la testa, poi tutti guardarono verso l’alto per capire da dove provenisse la voce.

…anche se non mi è chiaro come accidenti fai a farti sentire; e non mi è chiaro nemmeno come il terreno è disposto: a un attimo sembra che la cresta e la miniera siano distanti, al successivo sono a portata di voce. In ogni caso, se voi salite in cima a una collina e strillate, molto probabilmente chi sta sotto NON capisce cosa state berciando. La rupe viene fatta crollare quando un buon numero di Guardiani diversamente astuti è radunato lì sotto a guardare le allodole. Talitha rischia di cadere giù quando il suo incantesimo fa franare la rupe, Melkise la salva, lei è stremata, ma…

Si staccò dal suo abbraccio e, ancora barcollante, prese la spada. Non appena le dita si strinsero intorno all’elsa, fu come se una corrente di energia le si propagasse dal braccio a tutto il corpo.
Accadde di nuovo, come quando aveva combattuto contro la bestia di neve: il ciondolo di Pietra dell’Aria brillò fulgido e trasmise un’onda di energia al braccio che stringeva la spada, entrando in risonanza con la lama.
«Cosa sta succedendo?» le chiese Melkise, notando quel fenomeno.
«Non lo so… Ma adesso che ho afferrato la spada, mi sento rinata.»

…lo so io, lo so io, è la Miticità™. Dopo questo intermezzo i due, semplicemente, “seguono” i Femtiti all’assalto guidati da Gerner. Dalla cima di una rupe. Crollata.

Talitha tornò presente a se stessa. Sentiva il corpo scattante, pieno di forza.
Gerner e gli altri ribelli si stavano già lanciando verso il villaggio, brandendo asce e spade, e loro li seguirono.

I ribelli all’assalto. Notate Gerner sullo scudo, Eshar che brandisce un pesce e Melkise in prima fila, che vuole menar botte più degli altri e cerca per questo di tenerli indietro.

Segue combattimento: iniziate a preoccuparvi…

Talitha vibrò il primo colpo di slancio. La Spada di Verba affondò rapida nella carne del nemico, e il dolore che le attraversò il braccio fu devastante. Eppure non fermò la sua corsa, esattamente come la volta precedente. Solo quando estrasse la lama, il dolore, com’era arrivato, scomparve.
«Tutto a posto?» le gridò Melkise notando la sua espressione sofferente. Se la stava vedendo con due nemici, e a Talitha parve invincibile mentre mulinava la spada sopra la testa.
«Sì, sto bene» gli gridò di rimando, il clangore delle lame che copriva la sua voce. (“dopo ci vediamo per uno spritz!”, NdR)
Nel tunnel si era scatenata una carneficina. I ribelli, esaltati dal crollo della parete di ghiaccio, combattevano con una nuova luce negli occhi. I Guardiani mettevano a frutto il loro addestramento e vibravano colpi perfetti, ma i Femtiti rispondevano con un’energia e una foga tali da vanificare la loro abilità. Si scagliavano urlando contro il nemico, brandendo asce e spade come se nulla potesse fermarli, forti del fatto di essere in tanti e di lottare uniti. Alcuni Guardiani, impreparati di fronte ai loro assalti, si lasciavano vincere dal terrore e soccombevano dopo pochi istanti.
La Spada di Verba vorticava nell’aria come una danzatrice (ma ARGH!!! NdR). In un colpo solo uccise tre soldati, e mentre un quarto sopraggiungeva da dietro, parve quasi percepirne la presenza: Talitha aveva l’impressione che guidasse la sua mano, si girò e con un colpo netto trafisse l’aggressore. Ne ricavò la solita fitta atroce, e subito dopo un nuovo vigore.
Nei brevi intervalli della battaglia, andava dagli schiavi e li aiutava ad alzarsi. Quelli la guardavano stupiti, a volte addirittura si ritraevano.
«Scappate, dannazione, scappate!» urlava lei.

“Fuggite, sciocchi!”. J. R. R. Tolkien dà incarico al suo avvocato di scrivere a Talitha d.d il combattimento in ogni caso è fuffa raccontata, sembra che Licia si sia già stufata di descrivere, oltre che decisamente inverosimile e financo ridanciana: scena a mio parere totalmente da rifare, in poche parole, piena corbellerie sparse, con Talitha che tra un ammazzamento e l’altro trova il tempo di andare a rincuorare gli schiavi tremebondi, e Melkise sembra Obelix che mena botte ai Romani e intanto dice ad Asterix che si sente un po’ stanchino e il druido dovrebbe dargli un po’ di pozione magica. E la spada che fa fuori tre Guardiani in un colpo solo è povertà allo stato puro… Ne volete ancora? Ecco a voi:

Presto nella mente di Talitha non ci fu posto che per il dolore che ogni colpo le infliggeva e per la foga del combattimento. L’unica cosa che le impediva di impazzire, di perdere la cognizione del tempo e dello spazio, era la schiena di Melkise premuta contro la sua. Lui c’era, ed era la sola certezza in quel tunnel che odorava di morte. Era come guardarsi dall’esterno, come non essere lì, ma in un altrove confuso, forse da nessuna parte. All’improvviso anche i nemici non erano più persone, ma semplici cose da abbattere, colpire, annullare. È la guerra, si ripeteva, e non c’era posto per altri pensieri.
A un tratto si riscosse, ignara di quanto tempo fosse passato. Lo spazio in cui si trovava, ora che lo guardava, le sembrava alieno, come vi fosse stata catapultata per errore. Non vedeva più schiavi. Forse era finita. Si sentì afferrare per un braccio.
«Via!» urlò Melkise, e cominciò a trascinarla fuori. Lei vide indistintamente altri soldati mettersi sulle loro tracce. Provò a divincolarsi, ne abbatté uno. Melkise la scosse con violenza (se mi mostri qualcuno che ti “scuote con delicatezza” mi compro di nuovo l’intera tua bibliografia :P NdR). «Smettila!»
«Ce ne sono ancora!» gridò lei. Non sapeva esattamente cosa stesse facendo, percepiva soltanto che doveva continuare a combattere, perché non c’era altro che potesse fare.

Chi ha detto Nihal? ç____ç Il bello è che tutta questa merda è lunga: se tu, Licia, se tu avessi mostrato il combattimento per tutte le righe in cui, invece, hai raccontato belinate, sarebbe sicuramente venuto fuori qualcosa di buono! Dunque temo che non sia la tua pigrizia, il problema, o almeno non lo è in toto: è che forse tu non sai proprio come si fa a mostrare e dopo pochi tentativi ti arrendi X.x forse dovresti fare un corso di scrittura…
Dopo la battaglia Talitha torna all’accampamento e trova una specie di piccione viaggiatore inviato da Saiph; si danno appuntamento di lì a tre giorni, in una grotta vicino al lago acido, e qui si scopre che Verba è (apparentemente) ancora più scombinato di quanto non si pensasse:

Smettila di seguirmi. Ti porterà solo alla morte. Visto che neppure questo maledetto bosco ti ha fermato, me ne vado dove di sicuro non potrai trovarmi. Tornatene dalla tua padrona. Il deserto è posto solo per quelli come me.
Verba

Come ho detto prima, Verba vuole mettere alla prova le motivazioni dei Nostri e per questo si fa rincorrere per tutta Talaria; Saiph fa 2+2=22 e…

«No, è proprio il contrario. Lui ha rinunciato a tutto, alla guerra, al nostro mondo. Ma dentro di sé sa che è sbagliato. Ci vuole aiutare. Per questo ha lasciato il biglietto.»
«Stai dicendo che vuole che lo seguiamo?»
«Sì. Nel Luogo Innominato.»

Dio mio, suona fuffoso minaccioso :SSS spero non ci sia il Conte del Sagrato come boss di fine livello xD menate a parte,  questo Luogo Innominato – o Grande Distesa Bianca, per la campagna “toponimi originali nei libri fèntasi” – non è altro che un grande deserto senz’aria che copre le terre oltre il Bosco del Divieto, verso l’equatore di Talaria: inutile dire che mai occhio di Femtita l’ha visto, né piede di Talarita l’ha calcato (devo citare le terriBBili leggende che circolano sul suo conto oppure per la rubrica “clichés da cartolina” ne abbiamo a sufficienza?). Loads of bullshit anyway, tra cui pistolotti pacifisti e Saiph che si strugge, quella sera, vedendo Talitha e Melkise scherzare e contarsela come due vecchi compari; sarà proprio in occasione della festa per la vittoria che i due si lasceranno, perché come al solito lei vuole combattere e lui no, lui rifiuta di essere il messia e lei invece pensa che dovrebbe prendere parte nella guerra…mancano le risate registrate e poi il quadro Casa Vianello è perfetto; Talitha se la spassa con Melkise due minuti dopo aver piantato in asso il suo schiavo, e poi…

«Perché vieni con me?» le chiese lui guardandola negli occhi, senza lasciarla. Talitha si sentì trapassata da quello sguardo.
«Sei ubriaco… volevo aiutarti…»
«Raccontala giusta» ribatté Melkise, sorridendo.
«Forse volevo solo stare con te» mormorò Talitha.
Per un istante rimasero in silenzio, stretti l’uno all’altra. Talitha desiderò che quel momento durasse per sempre. Per tutta la vita si era sentita fuori posto ovunque. Casa sua era un luogo estraneo in cui doveva attendere ai doveri del proprio rango. Il monastero un obbligo, una prigione. Tra i ribelli era sempre guardata con sospetto. Ora, tra le braccia di Melkise, si sentiva in pace, e i frammenti della sua vita sembravano essersi ricomposti.
Lentamente gli cinse i fianchi, poi premette le labbra sulle sue. Lui sulle prime parve stupito, ma non si sottrasse. Aprì le labbra, e Talitha percepì la sensazione di solletico che le restituivano i suoi baffi, cui si sommò qualcosa di indefinibile, che non assomigliava a nient’altro avesse mai provato. Il suo sapore.

…di alcool e denti marci? xD non preoccupatevi, come già (di nuovo) anticipato, i due non ci daranno sicuramente dentro: è proprio il rude mercenario a tirarsi indietro (non esistono più i cani da guerra di una volta, morte e dannazione!) trasformandosi in un imberbe e impacciato cadetto alla sua prima esperienza. Saiph smamma il mattino dopo la festa, dopo essersi confrontato con Melikse e avergli lasciato l’incarico di proteggere Talitha a qualsiasi costo (chett3n3ro!!!11!! <3_<3). La stessa mattina, Gerner annuncia che l’accampamento sarebbe stato abbandonato: i nuovi quartieri saranno le miniere liberate pochi giorni prima – ovvio, da una giungla lussureggiante al ghiaccio e alla pietra, nel cambio ci guadagni; quando arrivano alla miniera, per prima cosa Melkise spezza il cuoricino a Talitha:

[…] «Non voglio che tu stia qui.»
«Guarda che a questa gente non importa se dormiamo assieme.»
«Importa a me. E io non voglio. Devi cercarti un posto tuo.» Talitha si irrigidì.
«Il mio posto è dove sei tu. Come quando abbiamo combattuto, a due passi da qui, e come… l’altra sera.»
«L’altra sera ero ubriaco, Talitha. Ho fatto una sciocchezza che non si ripeterà.»
Lei gli si avvicinò, fino a che il suo seno non sfiorò il petto di lui. Lo guardò negli occhi.
«Davvero pensi sia stata una sciocchezza?».
Melkise fece un passo indietro. »
«Perché?»
«Perché non è quello che voglio, e non è neppure quello che vuoi tu.»
«Che ne sai di quello che voglio io? C’è già stato qualcuno che credeva di potermi dire cosa dovevo desiderare e cosa no.»
«Ho più anni di te e ho combattuto al tuo fianco, posso capire che questo ti abbia portata a fraintendere…»
«Fraintendere? L’altra sera mi hai baciata, e non dirmi che non ti è piaciuto, non credo ci sia molto da fraintendere. E anche adesso vorresti farlo, te lo leggo negli occhi.»
«Sì, forse è vero. Ma so che è una cosa sbagliata. Tengo troppo a te per farti del male.»
«Lascia che sia io a decidere cosa mi fa male.» Melkise sospirò.
«Sei ancora una bambina, Talitha. Lo sai cosa hanno fatto queste mani? Lo sai cosa hanno visto questi occhi? Io so cosa sono la vita e la morte; le ho viste, le ho provocate, e sono vecchio e stanco. Tu invece cominci solo adesso a vivere. Non posso essere la persona che ti sta accanto, se non come compagno in battaglia e come amico, se vorrai.»
Talitha contrasse dolorosamente la mascella. «Quindi non mi ami» disse. Melkise rimase attonito.
«È stato solo un bacio, Talitha. Solo questo.» (“…però se me la vuoi dare, così in amicizia, non dico di no eh!” #^____^# NdR)

…posso dire che hai liquidato uno spunto interessante in un niente? Sarebbe stato interessante mostrare un po’ di conflitto in Melkise, in fondo non è certo uno stinco di santo, almeno questo è ciò che traspare dal primo libro; da quando Talitha lo salva da morte certa al campo dei ribelli, i rapporti tra i due cambiano…e ci può stare che lui inizi a rispettarla e diventi una specie di paparino per lei…ma io non gli avrei fatto mettere da parte così di punto in bianco la sua natura di vecchia canaglia: trovai già a suo tempo poco credibile la conversione di Sant’Agostino, e questo rivolgimento di carattere così improvviso, non dico che non abbia ragion d’essere…ma poteva essere gestito diversamente, ecco ciò che sto cercando di dire. Perché non far veder Melkise che dubita, una parte di lui vorrebbe…l’altra gli dice che non può perché Talitha potrebbe essere sua figlia…e tirarla in lungo per un altro po’ prima di arrivare alla risoluzione? Tanto siamo appena all’inizio della parte terza del libro, quindi di lacrime e sangue dobbiamo ancora spremerne prima di arrivare fino alla fine x.x non eri tu che amavi il conflitto nei personaggi? E quale conflitto migliore di questa situazione?

  • e che dire nel caso in cui Melkise alla fine accetti il rosso e tumido fiorellino che Talitha gli vuole offrire? :P Come ho detto, non mi ha dato l’idea di un uomo dai principi granitici…e non sto dicendo di trasformare il libro ne “le 50 sfumature di Talitha”…ma sarebbe stata una scelta che il lettore non si aspetta. E poi che succede quando Saiph ritorna? Altro conflitto: cosa fa il nostro bravo schiavetto? Ci sta a uscire dalla vita di lei oppure cerca rivalsa mandando alle ortiche Verba e le sue profezie?

…secondo me questo spunto di romance andava sviluppato meglio, tu l’hai sprecato, e vabbè: prendiamo atto. Da qui in poi – siamo finalmente entrati nella terza parte del libro, e io procederò spedito anche perché non ce la faccio più – la narrazione si sposta a ritmo più serrato fra varie situazioni: Saiph e la sua ricerca, Talitha e il suo volersi annullare nella furia della battaglia, Grele e Megassa che tramano nell’ombra, Kora che cerca di inserirsi a forza nei loro piani.

Prima di tutto vediamo Saiph che  si inoltra nel deserto, vale a dire il Luogo Innominato, fino a trovare una nave pietrificata nel bel mezzo del nulla: il suo drago viene ucciso da un insetto gigante (io, mentre l’entusiasmante fuffacombat aveva luogo, mi sono chiesto come potessero vivere – in un posto senza acqua, cibo e ossigeno – esseri dal metabolismo presumibilmente accelerato). Verrà soccorso da Verba quando riprenderà il cammino, appiedato e disidratato, perché sarebbe stato troppo chiedere che schiattasse in santa pace e si riducesse a un mucchio di ossa calcinate. Meanwhile, Talitha gioca alla guerriera e tra uno sbudellamento e una crisi adolescenziale – ovviamente raccontate – trova il tempo di fare Mulan:

In un momento di rabbia, per segnare una distanza da quello che era stata, Talitha aveva afferrato il pugnale e si era tagliata i capelli cortissimi. Nessun ribelle li portava così, e per lei era un piacere amaro distinguersi da tutti gli altri.
Era senza razza e senza appartenenza.

Ipse fecit:

L’aveva già fatto Nihal, ma l’autoplagio non è reato, soltanto una cosa molto triste :P mai che una di queste eroine isteriche con gli ormoni ballerini si sfregi, cazzo, nella foga di raparsi con rasoi non convenzionali: cannot have everything from life, I guess.
Comunque: in occasione di una nuova azione di guerra, nel villaggio di Oltero, la Nostra passa attraverso una battaglia che dovrebbe essere drammatica, ma che coglie l’obiettivo soltanto in parte. Forse perché è ,come al solito, raccontata, e tra l’altro condita di un infodump che non ha ragione d’essere? ç_ç

C’era fumo ovunque, che aggrediva i polmoni. Urla strazianti echeggiavano nell’aria, emergendo dalla cortina grigia che si alzava dalle case in fiamme. Una figura indistinta sbucò all’improvviso. Talitha colse solo il luccichio di una lama.
Sollevò la spada, ma era troppo tardi: il Talarita si avventò contro di lei con un grido, il pugnale rosso di sangue stretto tra le mani, il volto deformato da un odio misto a terrore. La sua corsa però si concluse prima che la lama potesse anche solo sfiorarle il petto.
Talitha vide il bianco dei suoi occhi rovesciati, e un palmo di acciaio che gli usciva dal ventre prima che l’uomo si abbattesse al suolo.
[…]
Talitha mise da parte ogni altro sentimento e si gettò contro due soldati della Guardia, trafiggendoli con il solito, lancinante dolore al braccio. Si trattava di truppe diverse da quelle che avevano incontrato nelle battaglie precedenti; nelle miniere erano quasi sempre soldati addestrati specificamente per la guerra, mentre a Oltero si trovavano a fronteggiare Guardiani cittadini, soldati per lo più impiegati in compiti di ordine pubblico, del tutto impreparati allo scontro in campo aperto (*BLAH! BLAH! BLAH!* e quindi?!? Me ne accorgo io da solo, leggendo, se tu me ne dai modo, che le truppe non sono combattenti d’élite! Non ho bisogno che tu me lo dica!!! NdR)
[…]
Un nuovo Guardiano le si fece da presso, e Talitha lo abbatté mulinando la Spada di Verba con incredibile perizia (ma A-R-G-H!!! @_@ NdR). Più ne uccideva, più la sua forza aumentava e ogni colpo diventava impeccabile (FUFFAAAAAAAA! NdR)

…>.<”’ sarà la vista di una ragazzina con un pugnale che le si scaglia addosso, in ogni caso, a farla finalmente rinsavire:

Poi, alle sue spalle udì un grido diverso dagli altri. Si voltò.
Era una ragazzina. Avrà avuto al massimo tredici anni e indossava una camicia da notte sporca di sangue e fango. Nelle mani stringeva un pugnale e correva verso di lei, lo sguardo di chi non ha più nulla da perdere. Talitha si scostò per evitare il colpo, ma quella caricò di nuovo, imprecisa e furiosa, gli occhi pieni di lacrime.
Talitha le afferrò il polso e lo torse, facendole cadere il pugnale.
«Perché, perché, perché!» urlò la ragazzina sconvolta, dibattendosi (pleonastico lapalissiano FUFFOSO! NdR). «Perché ci fate questo?»
Talitha rimase imbambolata, senza riuscire a trovare una risposta.

Fosse stato un mio personaggio, gli avrei fatto dire qualcosa del tipo: “chi semina vento raccoglie fulmini” prima di una uccisione pietosa; Talitha invece, naturalmente, non lo fa, e anzi la lascia fuggire dopo averla disarmata. Dopo la battaglia, cerca conforto nell’alcool e si riappacifica con Melkise, in un pezzo, tra l’altro, abbastanza ben raccontato: devo dire che quando fai introspezione, il più delle volte ci riesci bene, Licia. Ora devi lavorare su tutto il resto xD anyway, si tiene un consiglio dove si delibera che tutti i prigionieri Talariti verranno sbudellati (i Nostri non possono che disapprovare e cercare – senza successo – di opporsi), dopodiché Gerner ha già in mente un nuovo obiettivo: un monastero di sacerdoti nella città di Letora, al confine tra il regno dell’autunno e quello dell’inverno.

…non a caso, ci viene ora mostrata la fuga di Kora dal convento di Messe: Grele ha capito che lei sta cercando di mettersi in mezzo, così uccide la Piccola Madre e fa in modo che sia lei ad esserne incolpata; la ragazza riuscirà a fuggire, si travestirà da combattente e la ritroveremo nascosta proprio nel monastero che verrà assaltato, di lì a poco, dalla brigata dei ribelli. Battaglia raccontata, ne ho le palle piene, lo stile si affossa nuovamente e poi risale quando Talitha, al termine della bagarre, si trattiene per un soffio dall’uccidere una Combattente in fuga: sotto la sua maschera ritroverà proprio l’amica, che verrà a questo punto imprigionata con i Talariti superstiti, in gran parte sacerdoti e notabili; verranno condannati tutti quanti a morte dopo un processo-farsa – nel frattempo assisteremo, tra le altre cose, all’investitura di Grele a Piccola Madre e alla salita al trono del Regno dell’Estate del conte Megassa: non sono sicuro che questo ballonzolare serrato di situazioni e punti di vista sia una cosa buona – e questa è la goccia che fa traboccare il vaso: Talitha, come è logico aspettarsi, cerca di liberarli, e nel farlo è costretta a scontrarsi con Eshar:

Eshar sbucò dall’oscurità con la spada sguainata, e uno alla volta apparvero una decina di ribelli armati di lance e spade.
[…]
«Addio, Talitha» disse lui. Poi scattò in avanti urlando, mentre i ribelli alle sue spalle facevano altrettanto.
Si scatenò una lotta cruenta. Talitha ebbe appena il tempo di gettare a terra Kora e impedirle di essere trapassata da una spada, quando dovette incrociare le armi con Eshar. Intanto, i sacerdoti si difendevano come potevano, usando bastoni e sassi.
Talitha non avrebbe mai creduto che un giorno avrebbe dovuto combattere proprio contro Eshar, il ribelle che più le era parso ragionevole, quello che aveva perorato per primo la sua causa presso gli altri. Era un bravo combattente, ma sembrava spiazzato, perché lei ormai non seguiva alcun codice, nessuna regola, e colpiva alla cieca, guidata solo da una furia selvaggia. Non le importava neppure delle piccole ferite che il combattimento le stava disegnando sul corpo.
Un ultimo colpo, e riuscì ad aprire la guardia di Eshar. Non aveva intenzione di ucciderlo, non voleva davvero ucciderlo. Ma la lama trovò via facile, e trapassò il fianco del Femtita da parte a parte.
Stavolta il dolore che Talitha provò fu più forte del solito, e se ne sentì annichilita. Eshar cadde a terra supino. La guardò, uno sguardo carico di dolore.
«Mi fidavo di te…» mormorò, poi sui suoi occhi scese un velo.

…un momento che avrebbe dovuto essere assolutamente drammatico, liquidato in quattro e quattrotto dal raccontato, e rovinato dagli infodump molesti >.<per l’ennesima volta: non devi mettere in mezzo riflessioni e menate, in una scena d’azione: il combattimento è qualcosa di rapido e brutale per sua definizione, se tu fai introspezione durante, spezzi il ritmo e il lettore di manda gli accidenti ç__ç a me questo pezzo non è piaciuto, a parte la fuffosità dello sguardo carico di dolore. Per fortuna ci risolleviamo nei paragrafi immediatamente successivi, nei quali la morte di Kora è ben resa: non tanto da strappare la lacrimuccia o da far venire il nodo in gola, ma certamente meglio di quella di Eshar, dove la scena sarebbe assolutamente da rivedere e ripensare. Talitha quindi fugge e si rintana sotto un camminamento del Talareth lasciando il via libera alle lacrime e invocando il nome di Saiph: credibile il comportamento in quest’ultima parte della storia, per fortuna la parentesi-Nihal è durata soltanto poche decine di facciate. C’è la psicologia, c’è lo sforzo di renderla. C’è anche la fuffa, ma quella, parlando di Licia, non manca mai :P

Mentre il mondo crolla addosso a Talitha, il libro procede parallelo nel seguire le vicende di Saiph: Verba gli salva la ghirba soccorrendolo in mezzo al deserto e portandolo in un rifugio scavato nel fianco delle montagne che il poveraccio aveva già avvistato fin da quando era ancora in groppa al drago; naturalmente non possiamo non attenderci, a questo punto: una successione di infodump mascherati discretamente bene da dialoghi: e incredibile a dirsi, nessuno è artefatto, bene o male sono tutti quanti credibili. Verba spiega a Saiph che il Luogo Innominato, una volta, era una distesa d’acqua, e che né i Talariti, né i Femtiti esistevano: altre razze popolavano Talaria, e gli abitatori delle terre in mezzo al del mare ora in secca si chiamavano Assyti. Verba rivela a Saiph di avere vissuto a lungo nella capitale del mare, Assys, e che gli stessi Assyti avevano intuito un cambiamento del clima come quello che sta avvenendo ora a Talaria…ma non avevano saputo trovarne la causa, o il rimedio; per questo si sono estinti nel corso di un cataclisma avvenuto più di dieci secoli addietro, l’unico sopravvissuto del quale fu proprio Verba.

Saiph non può, ora, non chiedere al vecchio di portarlo all’antica capitale; e naturalmente Verba accondiscende (sennò il libro non finisce :P); il viaggio viene compiuto a dorso d’insetto, una specie di enorme baco addomesticato che ubbidisce ai comandi dell’Eretico, e naturalmente non è privo di inconvenienti e combattimenti (perdonatemi ma di raccontati molesti ne ho le balls piene X.x), tra cui si inframmezzano dialoghi interessati dove viene mostrato in modo oserei dire pregevole lo sconvolgimento di Saiph davanti alle rivelazioni di Verba: che le montagne dove l’ha ospitato, una volta, fossero sotto il mare, e che nella roccia sono rimasti imprigionati pesci; che sotto la terra esista un cuore di fuoco ribollente che di tanto in tanto esce spargendo distruzione; che esistono sacche d’acqua intrappolate sotto la sabbia del deserto; che lo stesso cataclisma vissuto da Verba sia lo stesso che si sta ripetendo nell’era attuale. Ben reso, diamo a Cesare quel che è di Cesare: l’idea proseguirà all’inizio del terzo libro, dove Saiph verrà edotto ai misteri dell’astrofisica :P anche il far apparire come “magia”, agli occhi di chi ignora le cause dei fenomeni naturali, quella che invece è semplicemente scienza, è ben reso.

I due viaggiatori arrivano ad Assya qualche giorno dopo, ritrovandosi di fronte a una specie di Pompei estesa per leghe tutto intorno, con i resti di antiche costruzioni e antichi scheletri fusi insieme alla sabbia del suolo. L’unica cosa rimasta in piedi è un antico obelisco di pietra, lucente e pulsante come se respirasse, che Verba chiama “Meherteval”: quando Saiph, avvicinatosi, lo tocca, semplicemente scompare per ritrovarsi improvvisamente al suo interno…

Saiph si svegliò immerso nel bianco. Non c’era altro che bianco sopra, sotto e intorno a lui. Non avrebbe saputo dire se stesse fluttuando nell’aria o fosse in piedi su qualcosa di solido. Si sentiva estraneo al proprio corpo, lo avvertiva lontano dalla sua coscienza.
Poi, nel bianco andò disegnandosi piano una figura, come se si stesse componendo dal nulla. Era un uomo alto, vestito di una semplice tunica che gli ricadeva sulle braccia. Le mani, scoperte, avevano solo tre dita ciascuna. Era calvo, il naso schiacciato, la bocca piccola e severa. Al confronto dei tratti del volto, gli occhi apparivano enormi e di un azzurro sfolgorante. La pelle era così scura da sembrare nera.
Anche se non aveva mai visto un essere come quello, Saiph capì chi aveva di fronte. «Sei un Assyta» disse con un filo di voce.
«Sì» rispose l’uomo, sorridendo. «Benvenuto, Saiph. Benvenuto nel regno dei morti.»

…per tacere della citazione da Matrix Revolutions :P

CONCLUSIONI

…non è facile darne: il libro si salva – per carità, è anni-luce superiore a Nashira 1! – ma con questo è ancora strapieno di fuffa: lo stile talvolta zoppica (e talvolta si eleva al di sopra dello standard di madame Troisi), i combattimenti sono una spina nel culo, molti spunti sono liquidati troppo velocemente, però diminuiscono i suicidi logici, abbiamo dei buoni tentativi di introspezione e una generale attenzione all’approfondimento dei personaggi. La prima parte è la migliore, da metà del libro la vicenda sprofonda fin quasi alla fine, dove si risolleva con Talitha, che ha i suoi bravi ripensamenti (forse i ribelli non sono poi quei liberatori da seguire ad occhi chiusi che credeva) fino scelta finale di scagliarsi contro i suoi stessi camerati, e Saiph, che si inoltra in una specie di viaggio di sogno al seguito di Verba, con la sua meraviglia e il suo disorientamento di fronte alle meraviglie di un mondo che non ha mai visto, resi in modo più che discreto. E c’è anche da dire che nel seguito allo schiavo verrà dato un ruolo che lo sposterà decisamente dal suo status di spalla fino a quello, udite udite, di co-protagonista.

Diciamo, se proprio vogliamo essere sinceri, che il libro è più che sufficiente, complice anche la copertina di Barbieri: ma se vi preme di leggere qualcosa che vi coinvolga nell’azione, lasciate perdere. I Regni di Nashira 2 non è Il Trono di Spade, è un romanzetto per ragazzi coi suoi limiti (molti) e le sue possibilità (ancora maggiori, purtroppo irrealizzate!) che credo di aver mostrato ampiamente nel corso di questa interminabile disamina.

2/5 Potenzialità inespressa!

2/5
Potenzialità inespressa e fuffosità!

 
7 commenti

Pubblicato da su 17 novembre 2013 in Fuffosità, Recensioni

 

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7 risposte a “Recensione: i Regni di Nashira 2 – Le Spade dei Ribelli

  1. nicholaswolfwood

    4 marzo 2015 at 16:30

    Trovata! :D
    Devo dire che merita come le altre, il dolce fantatrash…

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  2. Hitless

    31 gennaio 2014 at 12:24

    Non sono un fan della Troisi, anzi. Concordo col 90% delle cose che scrivi, ma è questa mania di voler trovare “citazioni” laddove non ce ne stanno, che mi fa veramente incazzare. Cioè solo perché Coso si ritrova in un posto tutto bianco (che è un’immagine stra-usata) tu pensi subito a Struttura? Ok, va bene, c’è una specie di coso negro e calvo che lo accoglie (Morpheus con tre dita, ovvio), ma dove starebbe la citazione a Matrix Revolutions? Smith nell’ultimo film dice “Bentornato, Signor Anderson.”, mentre “Benvenuto nel mondo reale, Neo”, lo dice Morpheus, sì, ma nel PRIMO film. Quindi va benissimo criticare, ma per favore stai zitto su queste cose, che dimostri soltanto la tua ignoranza.

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    • Cal Mood

      2 febbraio 2014 at 14:14

      Se ti incazzi così tanto, posso consigliarti di passare al decaffeinato? ^____^
      Io ci ho visto una citazione proveniente dall’universo di The Matrix: dell’Architetto per essere chiari, non ho pensato a Smith o a Morpheus. Ma sono passati dieci anni dall’ultima volta che ho visto la trilogia, e molto probabilmente ho scambiato di posto qualche personaggio con le rispettive battute.

      In ogni caso siamo tutti ignoranti, amico mio, chi più chi meno ;)

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  3. margependragon

    18 novembre 2013 at 02:23

    Non ho mai letto nulla di Troisi, ma le tue recensioni mi stanno divertendo molto, quindi grazie mille :) Attendo la prossima con ansia!

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    • Cal Mood

      18 novembre 2013 at 08:45

      Al prossimo giro, Hunger Games: ho iniziato a leggerlo quest’estate, ma per una cosa o per l’altra l’ho poi mollato; devo dire che mi stava piacendo molto ;) peccato che sia scritto in prima persona e io abbia l’orticaria per questo genere di narrazione.
      Però è valido, santa verità.

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